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7 AGOSTO

Oggi, ma nel 1814, a Roma, Papa Pio VII emanava la bolla pontificia “Sollicitudo omnium ecclesiarum” con la quale ordinava la ricostituzione in tutti gli Stati del globo della Compagnia di Gesù, una delle più importanti congregazioni religiose nella storia della Chiesa, caratterizzata dalla totale obbedienza al Santo Padre e dalla spiccata vocazione all’educazione dei giovani. La congregazione dei chierici regolari, detta dei gesuiti, fondata, a Parigi, dall’iberico Ignazio di Loyola, futuro santo, il 15 agosto 1534 e approvata da Papa Paolo III, il 27 settembre 1540, nella Città eterna, con la bolla “Regimini militantis Ecclesiae”, erano stati soppressi dal predecessore sul soglio di San Pietro, Clemente XIV, con il breve apostolico “Dominus ac redemptor”, del 21 luglio 1773.

La rinascita dei gesuiti era supportata dalla motivazione espressa così da Pio VII: “Perché ci crederemmo colpevoli di gravissimo delitto al cospetto di Dio se, di fronte alle grandi necessità universali non volessimo servirci di quei salutari aiuti che Dio, per sua singolare Provvidenza, ci presenta, e se noi, collocati nella navicella di Pietro, agitata e sconvolta da frequenti nembi, rigettassimo esperti e validi rematori che si presentano spontaneamente a noi per rompere i flutti di quei marosi che in ogni istante ci minacciano di naufragio e di rovina”.

La ricostituzione della Compagnia di Gesù consentirà, tra l’altro, l’elezione di Papa Francesco, il 13 marzo 2013, primo massimo esponente della gerarchia vaticana proveniente proprio dalla Compagnia di Gesù. Giovanni Ganganelli, ovvero Clemente XIV, era stato costretto a sciogliere i gesuiti dopo infinite pressioni poiché gli aderenti alla Compagnia di Gesù erano diventati, in soli due secoli di esistenza, eccessivamente influenti.

Il loro strapotere era attivo soprattutto nelle corti reali europee, dove venivano scelti quali educatori dei rampolli, e rappresentavano una forza politica in grado di opporsi persino alle decisioni della stessa sede pontificia (nella foto, particolare, l’incisione intitolata “Espulsione dei gesuiti dalla Spagna il 31 marzo 1767”, custodita nel Museo della rivoluzione francese di Vizille, in Francia). A ciò si erano aggiunti scandali di portata internazionale che avevano gettato discredito e fornito prova negativa per i gesuiti, evidenziando la loro attitudine a privilegiare gli affari e i commerci rispetto alle questioni spirituali. Prima del documento del 7 agosto 1814, già all’avvio del 1801 e del 1804, Pio VII aveva acconsentito alla ricostituzione della Compagnia di Gesù in Russia, su supplica dello zar Alessandro I, e nel Regno delle Due Sicilie, su istanza del re Ferdinando I di Borbone.