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9 Settembre

Oggi, ma nel 1900, a Firenze, nel museo archeologico nazionale, il custode Giuseppe Maglioni, affetto da problemi di instabilità dell'umore, in preda alla collera, dopo aver aggredito il collega Scifoni, saltato la sorveglianza dell'altro dipendente Nuri, scagliava uno sgabello in legno, di 4 chilogrammi, contro la vetrina che custodiva il cratere greco del ceramista Ergotimos e del ceramografo Klitias, meglio conosciuto come vaso François, riducendolo in 638 frammenti (nella foto, particolare, dall'archivio fiorentino Brogi). Il manufatto era stato rinvenuto, nei primi tasselli, il 3 novembre 1844, e negli ultimi il 21 aprile 1845, dall'archeologo esploratore di necropoli etrusche Alessandro François , fiorentino, classe 1796, morto nel 1857, in una tomba a camera scovata nella località di Fonte Rotella, a 3 chilometri a nord di Chiusi, in provincia di Siena, nella tenuta granducale di Dolciano. L'acquisizione era costata all'erario fiorentino 500 zecchini. Era tra i pezzi di pregio del museo d'antichità della città del giglio dal 1880. Sulla superficie dell'anfora, datata 565 avanti Cristo, dal valore inestimabile, alta 66 centimetri e larga 181 di circonferenza, sono rappresentate, nella tecnica attica a figure nere, scene e divinità della mitologia ellenica, tra cui il matrimonio di Peleo e Teti, futuri genitori di Achille, e la morte di quest’ultimo, oltre alla storia di Teseo. Maglioni era stato in cura nel manicomio della Longara, a Roma, poi era stato trasferito nel capoluogo toscano. Oltre al cratere, la furia di Maglioni causava altri danni alla struttura museale che verranno quantificati in cento lire. Il caso, di enorme scalpore nazionale, interesserà, tramite il direttore del museo Luigi Adriano Milani, che il giorno della sciagura era a Karlsbad, in Austria, in villeggiatura, ad accompagnare la moglie a fare cure termali, il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fiorelli, data la particolare importanza del reperto. I cocci verranno ricomposti, in due anni di lavoro, dal conservatore del museo Pietro Zei consentendo ai visitatori di poter ammirare nuovamente il reperto. Anzi, nel compiere le cure verranno apportate delle migliorie, rispetto al restauro compiuto da Giovan Gualberto Franceschi, ultimato l'1 luglio 1845, sotto il granduca Leopoldo II, inclusa l'aggiunta del pezzo donato dal marchese Carlo Strozzi, che renderanno il cratere ancora più simile alla versione originaria. Accanto alla teca verrà esposto anche il famigerato sgabello. Nel 1973 seguirà una ulteriore fase di intervento sul cratere.

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