TURNO DI NOTTE

Quelle lettere che non si scrivono più

Fra i reperti di archeologia urbana che ci circondano c’è la cassetta postale dove un tempo imbucavamo lettere e cartoline. Ce ne sono ancora in giro, certo, perché la burocrazia cartacea non cede ancora del tutto il passo al potere della comunicazione digitale. Ma tendono a seguire la stessa sorte obsolescente dei lettori di cd e dei telefoni fissi.

A dettare il destino delle cassette postali siamo noi che non scriviamo quasi più lettere di carta. Ligi a un distanziamento sociale che predata la pandemia del coronavirus, comunichiamo per iscritto i nostri pensieri attraverso sms, messaggi sui social ed email, senza prenderci il disturbo di ricorrere a carta, busta e francobollo. Non è dunque singolare lo stupore che ha suscitato in una ragazza la scoperta, l’altro giorno su una spiaggia del sud della Francia, di una bottiglia con dentro un foglio di carta con su scritto in italiano questo messaggio: «La vita è bellissima, se te la sai godere». La ragazza, ha lanciato subito sui social un sos in cerca dell’autore del messaggio.

Scriveva (su carta, con una penna) Emily Dickinson, in una poesia breve come quel messaggio: «Una lettera è una gioia terrena/è negata agli dei». Gioia sempre più rara per noi umani che, però, ormai almeno in questo, siamo simili agli dei.

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