A Chieti la maggioranza è antifascista

Il consiglio contro Di Stefano. Il centrodestra si spacca, 11 assenti

CHIETI. «Il senatore Fabrizio Di Stefano ritiri la propria firma sulla proposta di abolizione della norma antifascista». E' l'invito ufficiale del consiglio comunale all'esponente del Pdl. Lui non c'è, è a Roma, impegno inderogabile in Vaticano, mentre passa con 15 voti a favore e 14 contrari l'ordine del giorno di Pd, Prc e Idv con primo firmatario Luigi Febo di Chieti per Chieti. Unico punto del giorno, prima che la seduta cada per assenza del numero legale.

«E' l'affermazione dell'antifascismo a Chieti», esulta la minoranza. «Solo un utilizzo strumentale di valori condivisi», frenano sul versante opposto. Resta che il provvedimento è passato, mettendo in difficoltà una maggioranza spaccata ancora una volta dalla fuga in avanti dell'Udc e dall'assenza di troppi esponenti tra i propri ranghi. Enrico Bucci, Giustizia sociale, poi, poco prima del voto abbandona l'aula. «Non mi permettono», si giustifica, «di fare la mia dichiarazione di voto, spiegare il perché della mia scelta». Così nessuno la saprà mai.

Va registrato anche uno sfaldamento del neonato terzo polo. Futuro e libertà si astiene con Alessandro Carbone e non c'è con Silvio Tavoletta, così come manca Liberato Aceto di Mpa Abruzzo. Non latitano i commenti. «L'invito al ritiro della propria firma al consigliere-senatore Di Stefano», afferma Luigi Febo, Chieti per Chieti «esprime, di fatto, il dissenso del consiglio comunale, che riconosce i principi e i valori fondanti della nostra democrazia, riconoscendosi nella Costituzione».

«E' la prova che in consiglio esiste una maggioranza antifascista», osserva Enrico Iacobitti del Pd, seguito a ruota da Francesco Ricci, Pd, e Riccardo Di Gregorio del Prc. Non la pensa così il Pdl. «Il fatto di vivere in un Repubblica con cardini antifascisti è un dato di fatto ed un valore condiviso anche da Di Stefano», afferma il sindaco Di Primio, che ha votato contro l'ordine del giorno. «Credo che», aggiunge Emiliano Vitale, Pdl, «l'abolizione di questa norma serve a restituire 20 anni di storia italiana al patrimonio culturale nazionale, con ombre e luci che ha avuto». Schiaccia nel mezzo Alessandro Giardinelli dell'Udc: «Il nostro voto favorevole di oggi attiene a posizioni ideologiche e non mina la sintonia con la maggioranza». Giuseppe Di Labio del Popolo di Chieti chiede la verifica del numero legale. Non c'è e di fatto blocca la sua stessa maggioranza su l'approvazione dei debiti fuori bilancio. L'ultimo segnale.

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