Addio a Falconio, ambasciatore degli chef 

“Peppino” si è spento ieri a Pescara a 78 anni. È stato un grande cultore della cucina abruzzese in tutto il mondo

VILLA SANTA MARIA. È morto ieri a Pescara, Peppino Falconio, ambasciatore della cucina abruzzese nel mondo. Se n’è andato a 78 anni, l’ultimo dei grandi. Giuseppe, chiamato dai colleghi “Peppino il meccanico”, era sposato con Mariarita Calabrese, insegnante in pensione ed era padre di tre figli, Francesco Paolo, già sindaco di Villa Santa Maria, Emiliano e Stefano.
Falconio, executive chef, è stato un grande cultore della cucina regionale abruzzese e animatore di un processo di rivisitazione e rielaborazione di ricette tipiche della tradizione contadina italiana in veste “gourmet”. Una cucina rielaborata sì, ma quanto basta per non “urtare” i mutati gusti gastronomici della nostra epoca. Una cucina fatta nel rispetto rigido della stagionalità degli alimenti evitando di confinarla però in un “integralismo” regionalistico angusto e limitativo.
La carriera di Peppino Falconio inizia nel 1956 all’hotel Nuova Italia di Roma, nel 1957 è al Grand Hotel Imperiale di Viareggio, poi all’Hotel Universo di Fiuggi e al Cafè De Paris di Roma, aperto nella data inaugurale da una brigata guidata da un altro chef villese, suo padre, Francescopaolo Falconio, decano della cucina italiana moderna. Sempre a Roma, Hotel Vigna dei Cardinali nel 1961, ha prestato servizio in carriera come capo servizio inoltre al Hotel Duca d’Aosta (Sestriere), Grand Hotel Mediterraneo (Riccione), Hotel Timi Ama (Villasimius in Sardegna), Grand Hotel Mediterraneo (Montesilvano), Hotel HaiBin di Pechino, “Portofino Restaurant” di Philadelphia. Peppino Falconio è stato anche docente di tecnica delle attività alberghiere negli istituti statali di Castrovillari (Cosenza), Formia (Latina), Pescara e Villa Santa Maria.
È stato amato e rispettato da intere generazioni di allievi, oggi affermati professionisti in tutto il mondo. Numerose partecipazioni durante manifestazioni gastronomiche internazionali di cucina regionale italiana, Mosca (1983) Toronto (1996), Baltimora, Chicago, Washington (1999), Helsinki (2000) e poi Parigi, Amsterdam, Vienna Hannover, Salisburgo, Coimbra, Lisbona, Oporto, Monaco di Baviera.
Nel 1983 venne selezionato per la preparazione del pranzo di lavoro in occasione della visita a San Salvo di papa Giovanni Paolo II. Carattere burbero, ma cuore immenso, amato e rispettato da amici, colleghi. «Non era accomodante men che meno calcolatore. Ma era vero, schietto, passionale» così lo ricorda il figlio Emiliano che aggiunge: «Non era amico di tutti e questo è un altro grande insegnamento che mi porterò dentro per sempre. Ci lascia la passione per il suo Abruzzo che hai fatto girare per il mondo raccontandolo e indossando le tue giacche da cuoco di cui eri orgoglioso e geloso». ©RIPRODUZIONE RISERVATA