Aggressione a Giuseppe, arrestato 14enne 

Misura cautelare per uno dei 5 indagati che hanno mandato in coma il 18enne: «Ha incitato l’amico a colpire per un codice d’onore»

LANCIANO. A due mesi dall’aggressione a Giuseppe Pio D’Astolfo scatta il primo arresto. Si tratta di un 14enne di Lanciano, uno dei componenti del branco che la notte tra il 17 e il 18 ottobre scorsi picchiarono il 18enne e i suoi amici dietro l’ex stazione Sangritana. Dei tre minorenni coinvolti è l’unico imputabile in quanto, al momento dei fatti, aveva già compiuto 14 anni. Restano indagati il 13enne che colpì con un pugno D’Astolfo e l’altro minorenne, suo coetaneo, nonché i due maggiorenni di 18 e 30 anni, intervenuti in una seconda fase dell’aggressione.
L’ARRESTO Venerdì sera i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Lanciano hanno notificato al 14enne, di origine rom, un ordine di esecuzione di misura cautelare, emesso dal gip del tribunale per i minorenni dell’Aquila. Il ragazzo, che ha compiuto 14 anni il giorno prima dell’aggressione, è ora recluso in una comunità educativa della provincia, in attesa di essere interrogato. Il minorenne, in concorso con i due coetanei e poi con il supporto dei due maggiorenni, tutti indagati per lesioni gravissime, è accusato di aver aggredito D’Astolfo e l’amico dominicano A.B.G., 26 anni, colpendoli con pugni al volto e incitando gli altri due minorenni a tenere la stessa condotta. Ad avere la peggio era stato Giuseppe Pio, finito in coma per un pugno alla testa che gli ha causato un grave ematoma. Dopo un intervento neurochirurgico e un periodo in rianimazione, a metà novembre il diciottenne, commesso in un negozio di surgelati, ha lasciato l’ospedale di Pescara con una prognosi di 90 giorni per essere trasferito in una struttura riabilitativa nelle Marche.
FILMATI E TESTIMONIANZE Le indagini attivate tempestivamente dai carabinieri della Compagnia di Lanciano, diretta dal maggiore Vincenzo Orlando, nel giro di 24 ore avevano chiuso il cerchio attorno al gruppetto dei cinque. La certosina ricostruzione dei fatti è stata suffragata da testimonianze precise e filmati estrapolati da alcune telecamere situate nelle vicinanze del luogo dell’aggressione. I cinque erano stati poi denunciati alla Procura di Lanciano e a quella per i minorenni dell’Aquila, che successivamente hanno disposto il sequestro di tutti i telefoni cellulari dei soggetti coinvolti.
CODICE D’ONORE A mandare in coma D’Astolfo è stato il pugno scagliato dal cugino tredicenne dell’arrestato. Un gesto che l’autore ha confessato, anche se per la sua giovane età non è imputabile. Il gip del tribunale per i minorenni dell’Aquila, Roberto Ferrari, ha riconosciuto che anche «la condotta dell’arrestato è stata tutt’altro che passiva, avendo egli incitato l’amico a colpire». Il gip evidenzia «la coesione del gruppo e la condivisione di codici di onore e regole comportamentali». Come emerge dalla ricostruzione degli investigatori, all’origine dell’aggressione c’è un diverbio fra il 13enne e il 26enne dominicano, con il primo che offende e provoca il secondo. Giuseppe Pio D’Astolfo entra nel mirino del branco per aver tenuto un comportamento «irriguardoso, sottraendosi al confronto e dando le spalle». Il 18enne, dal carattere bonario, aveva infatti cercato di allentare il clima teso e di non rispondere alle provocazioni. E proprio per questo è stato colpito. Il suo comportamento è stato ritenuto offensivo, quasi lesivo dell’onore, da «ragazzini che si sentivano legittimati a pretendere maggiore considerazione». E il branco gioca un ruolo fondamentale poiché «gli atti compiuti dal singolo», sottolinea il giudice, «sono condizionati e determinati dal comportamento e dalla osservazione degli altri». Il gip ha valutato sussistenti sia le esigenze cautelari, sia il pericolo di reiterazione, non ritenendo adeguato l’ambiente familiare. Dopo la notifica del provvedimento, il 14enne è stato condotto in una comunità educativa della provincia in affidamento ai servizi minorili dell’amministrazione giudiziaria.
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