Assalto da 4,8 milioni al caveau dell’Ivri: caccia a Dna e impronte dei 23 indagati 

Disposti gli accertamenti tecnici sul materiale sequestrato dopo la guerriglia urbana scatenata a San Giovanni Teatino Martedì il giudice affida l’incarico a quattro esperti. L’accusa: «I banditi hanno usato una violenza tipica dell’agire mafioso»

SAN GIOVANNI TEATINO. Parte la caccia al Dna e alle impronte dei 23 indagati sul materiale sequestrato dopo l’assalto armato da 4,8 milioni di euro al caveau dell’istituto di vigilanza Ivri-Sicuritalia. Il giudice Marco Billi, su richiesta dei pubblici ministeri Simonetta Ciccarelli e Marika Ponziani, ha ordinato una superperizia nell’ambito dell’inchiesta sulla rapina da film messa a segno il 24 marzo 2022 a San Giovanni Teatino, quando i banditi hanno scatenato una guerriglia urbana sparando decine di colpi con i Kalashnikov, bloccando strade e Asse attrezzato con i camion dati alle fiamme, disseminando lungo le carreggiate centinaia di chiodi a quattro punte, sbarrando accessi e passaggi con catene di metallo.
L’INCIDENTE PROBATORIO
Gli accertamenti tecnici saranno affidati, nell’udienza in programma martedì prossimo al tribunale dell’Aquila (competente per i reati associativi), nel contesto di un incidente probatorio: si tratta dello strumento processuale per cristallizzare prove, da utilizzare poi durante l’eventuale dibattimento, che l’incedere del tempo e il mutare di circostanze e persone potrebbero mettere a rischio. I reati contestati a vario titolo – rapina, blocco stradale, ricettazione, riciclaggio, incendio, detenzione e porto di armi e simulazione di reato – sono tutti aggravati dal metodo mafioso. A condurre le indagini, sfociate nel blitz con sei arresti dello scorso gennaio, sono stati i poliziotti della squadra mobile di Chieti, diretti dal commissario capo Nicoletta Giuliante.
I SEQUESTRI
Nelle ore successive alla rapina, gli investigatori hanno recuperato i mezzi utilizzati durante l’assalto – un escavatore, un autoarticolato, un furgone e una serie di autovetture – nonché alcuni indumenti, chiodi a quattro punte, due scale a pioli, numerose cartucce inesplose per fucile mitragliatore Ak47, cesti in plastica con alcune banconote, borsoni vuoti, una ricetrasmittente e altro materiale.
GLI ACCERTAMENTI
La perizia, scrive il giudice, è stata disposta per «l’estrapolazione del Dna dalla mucosa orale prelevata dagli indagati; il rilevamento di materiale biologico e l’evidenziazione di impronte latenti su beni in sequestro; l’estrapolazione del Dna da reperti biologici; la comparazione dei risultati ottenuti con il Dna e le impronte degli indagati; gli accertamenti balistici finalizzati alla comparazione dei reperti con armi, munizioni e bossoli in sequestro; la copia forense della memoria dei cellulari».
GLI ESPERTI
Il giudice ha nominato quattro periti, tutti appartenenti alla polizia di Stato: Carmen Gerardo «per la parte biologica», Marco Fiorletta «per l’evidenziazione delle impronte latenti», Alessandro Allegrini per «la copia forense dei cellulari» e Oronzo Picci «per la parte balistica».
LA RICOSTRUZIONE
Per l’accusa, i 23 indagati, «in concorso tra loro e con altri soggetti rimasti ignoti», si sono impossessati – con violenza e minacce – del denaro contante presente all’interno della sala conta dell’istituto di vigilanza. Più nel dettaglio: hanno messo in atto «una condotta evocatrice di una forza intimidatrice tipica dell’agire mafioso, avendo utilizzato tecniche paramilitari». I rapinatori hanno infatti «accerchiato e isolato l’edificio dell’istituto di vigilanza, ponendo mezzi pesanti quali blocchi stradali con veicoli dati alle fiamme, esplodendo colpi di arma da fuoco e assaltando la struttura». I banditi hanno fatto irruzione nella sede «attraverso la breccia procurata con un grosso escavatore cingolato, con cui dapprima veniva scavallata la recinzione posta a protezione dell’edificio e, successivamente, abbattuta la parete esterna». Poi, la fuga «con 4.659.586,16 euro in contanti e 30.527,28 euro in assegni».
LA DIFESA
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Bufano, Fabio Ammendola, Vincenzo Desiderio, Antonio Valentini, Nicola Quaranta, Michele Pio Pierno, Rosario Marino, Roberto Janigro, Gervasio Paolo Cicoria, Carlo Alberto Mari, Vincenzo Rago, Fabio Alessandroni, Angela Maria Marinangeli e Luigi Sauro.
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