Bocciato il regolamento del Parco

Gamberale, i sindaci dell’area protetta: troppi vincoli, così non c’è sviluppo

GAMBERALE. È stata valutata negativamente all’unanimità dei presenti, la bozza del regolamento del Parco della Maiella: la stroncatura è arrivata dalla Comunità del Parco che era chiamata a esprimersi su uno strumento fondamentale per la sopravvivenza dell’ente. In sintesi, lo scorso tre ottobre, l’assemblea non ha accettato una serie di divieti che «non possono più essere tollerati né dai Comuni né dalle stesse popolazioni che vivono su questi territori», afferma Maurizio Bucci, sindaco di Gamberale.

Le osservazioni di maggior rilievo che sono emerse nella discussione dell’assemblea riguardano lo stridente rapporto tra la bozza del regolamento, la legge 394/1991 (legge quadro sulle aree protette) e il Piano del Parco in vigore. «La legge», lamenta Bucci, «prescrive che il piano suddivide il territorio in base al diverso grado di protezione, prevedendo le zone integrali - (zona A) e a dispetto di tale prescrizione il Piano del Parco in vigore addirittura ha perimetrato come A zone da secoli utilizzate dall’uomo per le sue necessità basilari ed economiche, quali in particolare i boschi cedui e le fustaie che hanno avuto una gestione millenaria, con incluse le piste forestali, i pascoli, compresi gli insediamenti pastorali che ivi insistono e addirittura le strade comunali e sovracomunali».

Nella discussione è emersa anche l’imminente realizzazione del Parco della costa teatina. «Sarebbe opportuno un sano confronto anche con chi l’esperienza del Parco la vive da oltre 25 anni. Non bisogna nascondersi se oggi dico», sostiene Bucci, «che non solo i sindaci, 39 e di qualsiasi appartenenza politica, sono delusi e amareggiati dai risultati che il territorio ha ottenuto con l’avvento del Parco, ma anche gli stessi cittadini non sono contenti. E nessuno può dire a chi vive su questi territori da centinaia di anni come si rispetta la natura, perché se oggi questi territori sono incontaminati è grazie a chi ci vive e non certo dall’avvento del Parco o di qualche burocrate che pensa di proteggere l’ambiente in questo modo».

Ciò che chiedono i sindaci è un tavolo di confronto senza contrapposizioni idealistiche.Il dito è puntato contro il Parco che doveva essere un’opportunità «ma che in realtà» afferma Domenico Parente, sindaco di Palena «non lo è stata e forse non lo sarà mai salvo iniziare a dialogare con i cittadini e gli amministratori locali e non calando dall’alto l’elenco del divieto assoluto».

Matteo Del Nobile

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