Botte e minacce al rivale per gelosia Condannato per atti persecutori 

Inflitti un anno di reclusione e 8mila euro di danni con il rito abbreviato a un 22enne di Casalbordino Non sopportava che un 17enne, della sua stessa scuola superiore, frequentasse la sua ex ragazza

LANCIANO. «Sei morto. Ti crepo. Quella ragazza non l’avrai mai fin quando vivrò. Lascia perdere Chiara (nome di fantasia, ndc) perché io ti crepo veramente. Continua con lei e fidati che ti ammazzo». E poi altre minacce, ingiurie anche ai genitori. Sono alcuni dei numerosissimi messaggi minatori che A.D.B., 22 anni, di Casalbordino, ha inviato da gennaio ad aprile 2022 a un ragazzo oggi 20enne di un paese vicino Lanciano che, nel novembre 2021 ha anche picchiato per gelosia: non voleva frequentasse la sua ex ragazza. Ma la gelosia, le botte, le minacce hanno portato A.D.B. dinanzi al giudice per le udienze preliminari, Giovanni Nappi, con le accuse di lesioni aggravate e atti persecutori e con rito abbreviato è stato condannato a un anno di reclusione - pena sospesa e ridotta di un terzo per il rito - e 8.000 euro di danni alla parte civile, il ragazzo oggi 20enne, rappresentato dall’avvocato Giulio Rossignoli, del foro di Chieti.
Tutto inizia sui banchi di una scuola superiore del Frentano. In classe il 17enne stringe un’amicizia con Chiara. Sabato 20 novembre 2021 alle 9.43 il ragazzo riceve un invito da Chiara: alle 10.30 ci vediamo a Fossacesia. Lui arriva con il cuore colmo di gioia, ma oltre alla ragazza, trova l’ex fidanzato, A.D.B., che conosceva perché frequentava pure lui l’istituto alberghiero. A.D.B., ancora innamorato di Chiara, convinto che il 17enne potesse iniziare una relazione con lei lo aggredisce: calci, pugni, schiaffi. A dividerli arrivano due podisti. Malconcio, il 17enne va al pronto soccorso di Atessa dove gli riscontrano “una contusione regione zigomatica e mascellare sinistra e uno stato ansioso reattivo”: 4 giorni di prognosi. Ma non denuncia il fatto, lo fa 5 mesi dopo perché fino al 16 aprile 2022 A.D.B. lo tempesta di messaggi e audio su WhatsApp e Telegram a tutte le ore del giorno e della notte: messaggi ostili, minacciosi, vessatori e intimidatori: sono soprattutto di morte: «Ti ammazzo, ti crepo, ti faccio masticare il vetro, ti metto sulla sedia a rotelle». Gli ricorda l’aggressione a Fossacesia dicendo che «la prossima volta non mi fermo», poi offese ai genitori del ragazzo. Un inferno. Il 17enne vive nel terrore, è sempre cupo, il rendimento scolastico scende. Alla fine denuncia i fatti, accompagnato dall’avvocato Rossignoli, e per A.D.B. arrivano le accuse di atti persecutori con l’aggravante di essere commessi con strumenti informatici e telematici e lesioni aggravate per futili motivi, da questioni di gelosia e ora la condanna. (t.d.r.)
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