C’è un mosaico sotto piazza San Giustino

Il Comune parte in quarta e annuncia il mega parcheggio sotterraneo ma spuntano carte del 1880 che bloccheranno tutto

CHIETI. A fare i conti senza l’oste si rischia una figuraccia. Ad annunciare mega parcheggi sotterranei, progetti d’oro e bandi di gara, senza conoscere la storia di Chieti, la gaffe è assicurata. Il Comune, leggi Di Primio e assessore Di Felice, appena una manciata di giorni fa, ha rilanciato il progetto del parcheggio che risolverà tutti i problemi di Chieti. In pompa magna, il sindaco e il suo assessore hanno spiegato l’accordo tra Comune e Agenzia del demanio, su un bando di gara e un progetto pronto per settembre. Ma il Comune ignora che c’è un tesoro sotto il manto stradale di piazza San Giustino, dove le ruspe dovrebbero scavare fino a dieci metri di profondità per creare il parcheggio sotterraneo. Eppure dovrebbe saperlo visto che le carte sono custodite nell’archivio comunale all’autoparco, dimenticato oltre che inaccessibile al pubblico. Ma Teresio Cocco, costruttore e appassionato della storia di Chieti, con la preziosa collaborazione dell’archeologa Marida De Menna, ha ripescato quelle carte che mostriamo in anteprima. Svelano il tesoro di Chieti: un mosaico di epoca preromana, una domus e una cisterna, più recente. E’ tutto documentato: 13 febbraio del 1880, l’ingegner architetto Giovanni Mazzella relaziona al sindaco dell’epoca la scoperta del mosaico che viene fatta durante la prima fase della realizzazione di una cisterna di acqua pubblica, dalle dimensioni enormi, che, partendo dalla facciata della cattedrale, si estende per 13 metri verso il centro della piazza. E’ larga quasi 10 metri e, all’epoca, si trovava a una profondità di 9 metri e 44 centimetri. A Chieti – racconta Cocco – l’acqua arrivò nelle case solo nel 1891 con la costruzione, da parte dell’impresa Fabbri, delle condotte progettate dall’ingegner Donati che dichiarò di sapere dell’esistenza di una domus romana accanto alla cisterna. Prima del 1891, quindi, chi abitava in centro storico si procurava l’acqua solo attraverso le cisterne che si riempivano grazie alle piogge. La più grande era in piazza San Giustino.

Il 15 febbraio del 1880, Biagio Lanzellotti relaziona sul mosaico al direttore del museo nazionale di Napoli, Giulio De Petra. Il giorno dopo, 16 febbraio, il prefetto comunica la visita della commissione provinciale archeologica.

Il mosaico venne datato 300 anni prima della nascita di Roma. La domus potrebbe essere un’opera successiva. Ma dal disegno che pubblichiamo, pare che entrambi siano stati parzialmente demoliti nei secoli scorsi. Ma ciò non li priva dell’unicità e del valore.

Per partecipare al bando e quindi captare finanziamenti pubblici, occorrerà un progetto che non sarà realizzato gratis. La domanda è: cui prodest, a chi giova, spendere non meno di 300mila euro per progettare un parcheggio sotterraneo che verrà bloccato dalla sovrintendenza ai beni archeologicici? La giriamo al sindaco e al suo assessore a pochi giorni dall’annuncio della mega opera pubblica di cui – conclude Cocco – si parla a vanvera da vent’anni senza conoscere la storia della nostra città. Che è più antica di Roma.