Carichieti, il commissario incontra la Fondazione

Due ore di faccia a faccia top secret ai piani alti del palazzo di via Colonnetta Sora apre uno spiraglio a Di Frischia e il vice, non sarà come per la Tercas

CHIETI. Il primo atto della lotta per la sopravvivenza della Fondazione Carichieti va in scena all’ottavo piano del quartier generale della banca, in via Colonnetta allo Scalo. Dura due ore il faccia a faccia tra il commissario di Bankitalia, Riccardo Sora, con il presidente, Pasquale Di Frischia e il vice, Angelo Marrone, della fondazione che detiene l’80 per cento delle azioni della Cassa. Nessuna promessa, né impegno. Ma il bilancio non è negativo. Da parte di Sora c’è apertura (e non è poco) ad ascoltare purché non si parli della banca su cui si è abbattuta la scure del commissariamento. Sul piatto dell’incontro, andato in scena ieri mattina, c’è stato esclusivamente il futuro della Fondazione, che ha scelto la via della cautela per non rischiare lo stesso destino toccato all’omologa di Tercas rimasta, usando la più classica delle metafore, con un pugno di mosche in mano dopo l’ingresso della Popolare di Bari. Ma a Chieti non sarà come a Teramo. Primo perché la Cassa di Risparmio, per ora, non è in deficit patrimoniale. Il commissariamento choc è infatti scattato per gravi irregolarità amministrative, prima fra tutte i fidi facili a imprenditori amici che ora devono rientrare da sconfini di decine di milioni di euro. Secondo perché la Fondazione sarebbe in grado di mettere su, con i tempi giusti che non sono immediati, una proposta di sopravvivenza. Purché trovi una soluzione non indolore a piani non più immaginabili per risanare il debito di 6 milioni di euro che ha contratto con la banca per i costosi lavori di ristrutturazione di Palazzo de’ Mayo. Addio, allora, all’ipotesi di mera dismissione del 5 per cento del pacchetto azionario, oppure all’operazione di rientro per il mega prestito, studiato prima della bufera, attraverso i dividendi che la Carichieti avrebbe dato alla Fondazione. Un piano, quest’ultimo, censurato, e non poco, dal rapporto degli ispettori di Bankitalia e dal governatore, Ignazio Visco, che lo hanno tacciato come uno degli esempi di conflitto d’interesse da Cassa e Fondazione. Ma dopo l’incontro al vertice di ieri mattina si può azzardare una riflessione positiva: il ruolo di Di Frischia e del Cda non si limiterà a quella cessione di diritto di opzione decisa dalla Fondazione Tercas in favore dei pugliesi che hanno permesso a questi ultimi di votare in assemblea dei soci il proprio ingresso per poi “scaricare” la stessa Fondazione. A Chieti, invece, tra qualche mese vedremo se il piano di salvataggio top secret, ma in chiave industriale e bancaria locale, della maggiore azionista della Cassa commissariata ha i piedi per camminare. Sempre che la banca di via Colonnetta non cominci ad accusare troppo il colpo. E precipiti nel deficit patrimoniale.

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