Chieti, pugnalate al 24enne Cipressi: 2 indagati per tentato omicidio
Gli avvisi di garanzia notificati ai giovani campani che dopo l’accoltellamento si sono schiantati in auto. Servono alla polizia per cercare impronte, sangue e dna sull’arma. E per incastrare il terzo complice
CHIETI. Due avvisi garanzia in cui la procura ipotizza il tentato omicidio sono stati notificati a Carmine Gallo, di 23 anni, originario di Torre Annunziata, residente a Chieti e ancora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Pescara, e al presunto complice Luigi Coppola, di 20 anni, anche lui di origini campane. Sono entrambi indagati per l’accoltellamento avvenuto il 26 febbraio davanti al pub Bros allo Scalo del 24enne teatino Christian Cipressi, fratello di Emanuele Cipressi che è in carcere dal 9 ottobre per l’omicidio di Fausto Di Marco, musicista teatino di 40 anni. A otto giorni dall’ennesima notte di violenza allo Scalo, la squadra mobile è anche a un passo dall’individuazione del terzo presunto complice dei due giovani campani. Ma per raggiungere questo obiettivo, gli investigatori, delegati dal pubblico ministero Marika Ponziani, hanno dovuto mettere i due sospettati al corrente delle indagini che li coinvolge per un motivo preciso. Gli avvisi di garanzia, infatti, permetteranno alla procura si svolgere due atti d’inchiesta determinanti. Il primo è sul pugnale a scatto che sarebbe stato usato per colpire Cipressi all’addome, al torace e al dorso della mano; il secondo è sull’auto, una Ford Ka, utilizzata per fuggire da viale Benedetto Croce, luogo del ferimento, con cui però i tre giovani, venti minuti dopo il fattaccio, si sono schiantati contro un palazzo di via Papa Giovanni XXIII, a Chieti alta, dopo un pauroso volo nella scarpata di quasi venti metri. Coppola è stato subito dimesso dall’ospedale mentre le ferite riportate da Gallo sono ben più gravi di quelle inferte a Cipressi con il coltello. Ma Gallo, insieme all’amico e al terzo personaggio, che si è dileguato subito dopo l’incidente, ora è accusato di tentato omicidio.
Chi dei tre impugnava il pugnale? E qual è l’identità del terzo giovane coinvolto nel fatto di sangue innescato non da un desiderio di vendetta, per l’omicidio di cui è indagato il fratello di Christian, ma da un lite tanto violenta quanto banale, partita infatti da un «Che ti guardi!» che uno dei tre avrebbe detto alla vittima?
Per rispondere a queste due domande sostanziali la procura disporrà altrettanti atti irripetibili che consistono nella ricerca di impronte digitali, tracce di sangue e di dna, sul coltello: indizi che possano ricondurre ai due sospettati e al misterioso complice, confermando l’accusa. La stessa indagine sarà eseguita anche sulla Ford Ka posta sotto sequestro da parte della polizia.
Era da poco passata la mezzanotte di sabato 25 febbraio quando, davanti al pub di viale Croce, Cipressi stramazzava al suolo sotto lo sguardo atterrito della fidanzata. Ma la vittima, sentita dalla polizia, non ha saputo né riconoscere né dire i nomi del gruppetto di aggressori. Sapeva solo che erano campani. Ma venti minuti più tardi, la Ford Ka con tre campani si schianta contro il palazzo al civico 25 di via Papa Giovanni. Uno fugge, gli altri due vengono ricoverati. Ma la stessa domenica, verso le 11, Coppola, appena dimesso dall’ospedale di Chieti, torna sul luogo dell’incidente. Cerca il coltello caduto accanto all’auto. Trova però gli agenti della squadra volante che sequestrano il pugnale a scatto.