Chieti, sfilano in duemila per don Luigi Ciotti

Parte dalla città abruzzese la risposta alle scritte di odio comparse a Locri contro il fondatore dell'associazione Libera

CHIETI. «Ci sentiamo tutti Don Luigi Ciotti. Stiamo andando verso la direzione giusta». È la risposta forte dei coordinatori regionali dell’associazione Libera contro le mafie agli insulti e alle offese in puro stile mafioso lanciate contro una delle figure emblematiche della lotta alla malavita organizzata. Una risposta lanciata a quelle scritte d’odio come "Più lavoro meno sbirri", "don Ciotti sbirro" e "don Ciotti sbirro e più sbirro il sindaco" apparse in tre diversi punti della città di Locri pochi giorni fa, lasciate sui muri dell’arcivescovado dove era ospite don Ciotti, presidente dell’associazione, che si è recato nella cittadina calabrese per celebrare la 22esima giornata della lotta e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, promossa a livello nazionale da Libera.

Una replica che si è alzata ieri mattina da piazza Valignani a Chieti, nella 22esima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie "luoghi di speranza, testimoni di bellezza". Lungo il corso Marrucino hanno sfilato duemila persone tra alunni, studenti, insegnanti e cittadini: prima Il raduno nella villa comunale e poi la partenza per raggiungere la piazza, una manifestazione a cui hanno aderito 19 scuole della provincia, dalle primarie fino agli istituti superiori, di cui il capofila è il liceo Gonzaga con la dirigente Grazia Angeloni, che ringrazia tutti gli istituti che sono entrati a far parte della rete Percorsi di Legalità. «Ricordiamo le vittime che sono rimaste vive, quelle a cui la mafia ha tolto la speranza» dice dal palco Federica Marinucci, coordinatrice Libera di Sulmona, insieme a tantissime associazioni cittadine e provinciali. Ma perché Chieti? «Come Libera abbiamo avviato un percorso con gli istituti scolastici da tre anni, c’è di fatto un iter già in atto», ricorda invece l’altra coordinatrice regionale Francesca Di Luzio. Che spiega, poi, quale tipo di infiltrazioni mafiose ci siano in Abruzzo: «Ci sono la ’ndrangheta e organizzazioni provenienti dalla Sicilia. Ma non essendo questa una regione con una cultura mafiosa specifica - ci sono diverse etnie mafiose - spesso non ci si rende conto di cosa accade». C’è quindi poca consapevolezza? «Spesso mi trovo di fronte a persone che sminuiscono ancora questo tipo di criminalità. E la mafia attecchisce, c’è una forte percentuale di usura, ad esempio. Le persone qui non sono ancora realmente abituate. E’ dai giovani che c’è vera risposta» E su Don Ciotti? «E’ sotto bersaglio come noi e come coloro che si espongono». Ed è con lui, con il prete che combatte la malavita organizzata, che il percorso di Libera a livello regionale è ripartito circa un anno fa, un lavoro che continua e che ieri ha portato per le strade i veri protagonisti del cambiamento: centinaia di giovani e di giovanissimi che hanno detto la loro. «Siamo qui come piccoli testimoni, con forza, determinazione e coraggio», questo è il loro "grido di condanna" mentre sopra uno striscione si legge «La mafia uccide il futuro». Si è scandito pure il dialogo tra Anna e Alessio entrambi di 10 anni, della scuola primaria Selvaiezzi: vogliono vedere le loro aule diventare «luoghi di bellezza», che respingano «il bullismo, l’arroganza, l’indifferenza, la mafia».

RICORDARLI TUTTI. Sono i nomi delle oltre 900 vittime per mafia, ricordate pubblicamente da alunni, studenti e cittadini, che hanno ripercorso quel lungo elenco che inizia nel 1893 e arriva al 2016: «Vittime innocenti delle mafie e delle stragi, quelle di cui conosciamo le storie, quelle di cui sappiamo solo il nome e i tanti dei quali non abbiamo ancora conoscenza». Poi una lettura, come ricordano i giovani rappresentati di Libera Chieti Michela Sablone, Angela Savini, Brenda Toto e Jessica Gentile: «Oggi nel giorno della memoria vogliamo ricordare Attilio Romanò, un giovane imprenditore napoletano di 29 anni, cresciuto a due passi da Scampia e Secondigliano. Una mattina il suo destino incrociò una sanguinosa faida tra clan. Il 24 gennaio 2005 Romanò fu ucciso da due sicari mentre era nel suo negozio di telefonia. Dopo il toccante incontro ed intervento della zia, Gabriella Carfora, Attilio è diventato la nostra opportunità per essere presenza attiva all’interno dell’associazione Libera nel nostro territorio. Attraverso la sua storia, il 12 marzo con "verso il 21 marzo" abbiamo inaugurato ufficialmente a Chieti la 22esima giornata della memoria e dell’impegno».