Droga da Albania e Colombia: due arresti 

San Salvo. Blitz della polizia in mezza Italia: nella cittadina vastese anche due denunciati, piazzavano cocaina e hashisc

VASTO. Il blitz della polizia è scattato alle 4 di ieri in altrettante regioni. A San Salvo gli uomini della Squadra mobile di Chieti e i colleghi del commissariato di Vasto, hanno suonato a casa di Denis Bimi, 29 anni, e Besmir Sylja, 25 anni, entrambi di origine albanese. La polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Bari su richiesta della Dda. I due sono stati arrestati e condotti nel carcere di Torre Sinello: sono coinvolti anche nell’operazione Evelin scattata a San Salvo nel 2018 con altri 20 arresti. Un altro albanese di 41 anni e un 37enne di origini pugliesi, anche loro residenti a San Salvo, sono indagati. Bimi è accusato di essere stato il promotore e organizzatore di traffici di droga dalla Puglia al Vastese con il connazionale. I due avrebbero collaborato con altre 42 persone che farebbero parte di un’organizzazione internazionale di trafficanti. Sia la casa di Bimi e sia quella di Sylja sono state perquisite. «Ma non è stato trovato nulla», rimarca l’avvocato Marisa Berarducci che difende gli accusati con Antonello Cerella. «Non ci sono gli estremi, né gli elementi che dimostrano che Bimi collaborasse con l’organizzazione sgominata in Puglia. Ancora meno Sylja».
L’indagine è stata fatta dalla Distrettuale di Bari in Puglia, Molise, Abruzzo, Campania e anche in Olanda, Inghilterra, Germania e Albania. Ventidue le persone arrestate all’alba dalla polizia, altre 22 sono indagate. Secondo gli inquirenti trafficavano cocaina purissima al 97%, proveniente dalla Colombia attraverso l’Olanda, e marijuana da piantagioni albanesi, che smistavano in Puglia da Foggia e Andria. Due le organizzazioni criminali armate dedite al traffico internazionale di stupefacenti una con base ad Andria, con a capo due pregiudicati del posto e l'altra capeggiata da un albanese residente a Torremaggiore (Foggia). «La città di Foggia», hanno spiegato gli inquirenti, «rappresentava una vera e propria centrale operativa». Nel capoluogo dauno, infatti, arrivavano ingenti quantitativi di stupefacenti (cocaina dal nord Europa, marijuana e hascisc dall'Albania) che venivano poi smistati in altre località quali Cerignola, San Salvo, Pescara e Barletta. Il collegamento tra le due organizzazioni era, secondo la Dda, un pregiudicato di Cerignola in contatto con un cittadino albanese residente nel Foggiano. L'indagine è partita nel gennaio 2015 dopo l'omicidio di Francesco Ferrante, detto Geppetto, ucciso a Trani nel gennaio 2015 con una fucilata alla testa perché stava tentando di imporsi nel locale mercato dello spaccio. Le indagini sono state svolte dalla Squadra mobile di Bari con i colleghi di Foggia, Napoli, Pescara, Chieti, Milano, Firenze, Brindisi, Bergamo e Forlì-Cesena, coordinate dal pm della Dda di Bari Giuseppe Maralfa.
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