Gettò la moglie nel fiume Osento: scatta il processo per Bernardone 

Prima udienza in Corte d’assise a Lanciano: il marito è accusato di omicidio volontario aggravato Ai carabinieri confessò: «L’ho uccisa, ho combinato un guaio». Prossima udienza il 29 settembre

CASALBORDINO. Uccise la moglie, Maria Rita Conese, 72 anni, gettandola dal ponte sull’Osento il 26 dicembre 2021, poi andò nella caserma dei carabinieri di Casalbordino a costituirsi. Un gesto improvviso, non premeditato, che costa però ad Angelo Bernardone, 76 anni, di Casalbordino, l'accusa di omicidio volontario aggravato. Da ieri l'uomo è a processo di fronte alla Corte di assise di Lanciano.
L’ACCUSAOmicidio volontario aggravato dall’aver commesso il fatto in danno al coniuge e dalla minorata difesa della vittima affetta da Alzheimer. È l'accusa di cui risponde Angelo Bernardone, da ieri a processo a Lanciano - giudici Massimo Canosa e a latere Maria Rosaria Boncompagni -. A difenderlo c’è l'avvocato Vincenzo Cocchino, mentre l'avvocato Giampaolo Di Marco rappresenta i 4 figli che si sono costituiti parte civile. Pm è Giuseppe Falasca. Subito l’udienza è entrata nel vivo con l'ascolto dei primi testimoni: i carabinieri della caserma di Casalbordino, il luogotenente Nicola Zanni, il vicebrigadiere Pasqualino De Rosa e l'appuntato Cristiano Benedetto, che hanno raccontato quel pomeriggio di Santo Stefano del 2021 in cui Bernardone suonò al campanello della caserma e confessò l’omicidio. «Ho ucciso mia moglie. Ho combinato un guaio», sarebbero state le parole di Bernardone. Ma i militari si sono soffermati a descrivere il luogo in cui è avvenuto il delitto, la scorciatoia che da Casalbordino porta ad Atessa dove c'è il cimitero in cui riposano i genitori della Conese. Spesso la donna chiedeva dei genitori e i familiari l’accompagnavano al cimitero. E anche quel 26 dicembre, alle 15, Bernardone salì in auto per portarla al cimitero. Per l’accusa mentre sono in auto, però, inizia una discussione. Giunto sul ponte che sovrasta l’Osento, lungo la strada provinciale 216 Casalbordino- Atessa, l’uomo scende dall’auto, una Fiat Panda, proseguendo la discussione con la moglie anche lei scesa dalla macchina. Improvvisamente la afferra di peso dalle gambe e la scaraventa giù dal ponte facendola precipitare da un’altezza di 10,6 metri e provocandone la morte per traumi, tra cui quello cranico e l’annegamento. Resosi conto del gesto è andato in caserma a costituirsi.
I LEGALI«Non è semplice ricostruire la dinamica dal punto di vista morale più che fattuale», dice l’avvocato Cocchino. «Per quanto riguarda il ponte per come è strutturato sembra più basso di quello che è, e questo ha confuso Bernardone sul danno effettivo del suo gesto. Lui, che è libero dal 21 gennaio con il divieto di lasciare l’Italia e di non avvicinarsi alla provincia di Chieti (risiede in Molise, ndc), più passa il tempo e più è dispiaciuto perché realizza quello che ha fatto. È molto provato, ma conta sui figli con cui ha un buon rapporto e saranno infatti testimoni della difesa». Figli che vivono un doppio dramma: la morte della madre per mano del padre, e che si sono costituiti parte civile rappresentati dall'avvocato Di Marco: «Siamo qui per tutelare i loro diritti ma ciò non esclude un percorso interno familiare che comporti la presa di coscienza di avere un padre che ha compiuto un gesto così grave e capire se c’è possibilità di aiuto». Prossima udienza il 29 settembre.
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