Il ministero e la prefettura condannati per l’ex caserma: devono pagare 558mila euro 

L’immobile ha ospitato fino al 2016 la stazione dei carabinieri di Francavilla «Ma l’edificio andava rilasciato nel 2013, così i proprietari hanno subito danni»

CHIETI. Il ministero dell’Interno e la prefettura di Chieti sono stati condannati a risarcire con 558.267,55 euro i proprietari dell’edificio di Francavilla al Mare che, fino al 2016, ha ospitato la caserma dei carabinieri. Il motivo? «La ritardata riconsegna dell’immobile» di via Maiella 10, avvenuta materialmente il 1° marzo 2017 anziché il 12 luglio 2013, ovvero la data della naturale scadenza del contratto di locazione stipulato il 21 dicembre 1998 dall’allora prefetto, delegato dall’organo di governo. A stabilirlo è la sentenza pronunciata due giorni fa dal tribunale dell’Aquila, che mette un primo punto fermo a un contenzioso che va avanti da più di un decennio. È stata dunque accolta la tesi dall’avvocato Bruno Gallo, che assiste i tre proprietari della palazzina adibita a stazione dell’Arma, prima del trasferimento dei militari nei locali dell’ex pretura, in viale Michetti.
LA SENTENZA
«La necessità di individuare un altro immobile idoneo all’utilizzo di caserma dei carabinieri», scrive il giudice Niccolò Guasconi, «non costituisce un valido motivo per giustificare il ritardato rilascio dell’immobile, soprattutto tenuto conto che i proprietari, già con atto notificato il 10 novembre 2011 (e, quindi, oltre un anno e mezzo prima della scadenza del contratto) avevano intimato al ministero dell’Interno licenza per finita locazione; ottenuta poi con ordinanza del 12 dicembre 2011 dal tribunale. Il ministero aveva avuto, pertanto, un tempo congruo per provvedere alla nuova sistemazione. Del resto la pubblica amministrazione era a conoscenza della scadenza naturale contrattuale e l’interesse pubblicistico sotteso non può giustificare la protrazione della detenzione oltre il termine individuato dal contratto».
IL MAXI RISARCIMENTO
Il ministero ha continuato a corrispondere i canoni di affitto per tutto il periodo di occupazione della palazzina, fino al rilascio. Ma i proprietari hanno dovuto rinunciare ad adempiere un contratto preliminare, ben più vantaggioso a livello economico, sottoscritto con una società già nel 2013. Il danno è stato quantificato in 458.971 euro. A questa cifra vanno aggiunti 76.352,55 euro, «ovvero i danni diretti arrecati all’immobile e riconducibili al non corretto utilizzo del bene da parte del conduttore», somma accertata da un consulente tecnico d’ufficio nominato dal tribunale. Si arriva al risarcimento complessivo di 558.267,55 euro sommando le spese di lite.
LA TESI DEL MINISTERO
Il ministero dell’Interno e la prefettura, rappresentati dall’avvocatura dello Stato dell’Aquila (da qui la competenza del tribunale del capoluogo di regione), hanno provato a difendersi sostenendo che la vicenda è legata «alla difficoltà di reperire un nuovo locale da adibire a caserma dei carabinieri». Non solo: hanno eccepito che «i proprietari dell’immobile non hanno mai eseguito alcun intervento di manutenzione e ristrutturazione sullo stabile locato, nonostante i diversi solleciti fatti a tal fine da parte dell’amministrazione, per cui lo stato di deterioramento non è riconducibile al normale uso dei conduttori». Ma questa tesi non è stata accolta dal giudice. E adesso lo Stato deve risarcire.
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