In libertà i tre vigili urbani ai domiciliari da 43 giorni

Multopoli a San Salvo: il Gip dell’Aquila accoglie le richieste dei difensori Agli indagati applicato il vincolo della firma due volte alla settimana

SAN SALVO. Liberi dopo 43 giorni di arresti domiciliari. Il Gip dell’Aquila, Romano Gargarella, ha accolto le richieste degli avvocati Giovanni Cerella, Augusto La Morgia, Antonello Cerella e Fiorenzo Cieri e revocato il provvedimento di custodia cautelare emesso il 27 maggio a carico dell’ex comandante della polizia municipale di San Salvo, Benedetto Del Sindaco, del maresciallo Carmela Felice e l’agente Angela Monaco (un altro agente, Dino Di Fabio ha ottenuto la libertà il 26 giugno).

Gli indagati sono accusati di avere formato un’associazione per ostacolare le indagini sulla gestione delle multe e impedire a persone informate sui fatti di riferire fatti e circostanze compromettenti per loro. Il Gip, accogliendo le richieste dei difensori, ha ritenuto non vi fossero più esigenze di natura cautelare per le quali gli indagati dovessero restare ancora ai domiciliari.

La vicenda cominciò tre anni fa. La guardia di finanza su ordine della Procura fece un blitz in municipio sequestrando diverso materiale riguardante le multe. L’ex comandante e 3 agenti ricevettero altrettanti avvisi di garanzia. Un anno dopo i finanzieri tornarono a San Salvo e lo fecero ancora il 10 luglio ed il 9 dicembre 2013. Il 27 maggio 2014 è arrivato a sorpresa il provvedimento cautelare per i 4 indagati. «Avrebbero omesso la riscossione in tutto o in parte di somme dovute al Comune per sanzioni amministrative al Codice della strada», si legge in un comunicato diffuso dalla Procura. E ancora: «avrebbero formato atti falsi per far risultare pagati alcuni verbali mediante versamento di somme su conti correnti risultati inesistenti e talvolta avrebbero modificato l'importo della sanzione prevista dalla normativa per appropriarsi del surplus oppure fare sconti indebiti».

Fatto più grave, i 4, stando alle accuse del sostituto procuratore della Dia dell’Aquila David Mancini e del sostituto procuratore Enrica Medori, avrebbero cercato di occultare le prove contro di loro e ostacolare le indagini anche attraverso il sistema informatico.

I difensori rigettano le accuse e il presunto vincolo associativo. «I nostri clienti parlavano fra loro perché lavoravano nello stesso ufficio», insistono gli avvocati Cerella, Cieri e La Morgia. Ora sono tornati in libertà con il solo vincolo di firma due giorni a settimana. Gli avvocati sono certi che la verità verrà fuori dai computer sequestrati in Comune.

Oltre al giudizio penale sulla vicenda è aperta un’indagine della Corte dei conti per il giudizio contabile.