Ieri i funerali di Veniero Di Petta morto a 94 anni circondato dall’affetto di figli e nipoti<BR>

L'addio al sindaco del «gran rifiuto»

 CHIETI. Non usciva più di casa da tempo, ma a Chieti il suo ricordo non si è mai spento. Una delle figure più limpide della politica cittadina, Veniero Di Petta, esempio raro di onestà e trasparenza nelle decisioni di amministratore pubblico, è morto venerdì sera a 94 anni, circondato dall'amore dei figli Maria Laura e Tommaso, di 4 nipoti tutti sposati - Veniero e Adele, figli di Tommaso; Gianluigi e Riccardo, figli di Maria Laura - e cinque pronipoti.  Veniero Di Petta viene ricordato come il sindaco del «gran rifiuto», perché ebbe la dignità di dimettersi quando si accorse che qualche assessore della sua giunta non si dimostrò più affidabile secondo i suoi rigorosi canoni di moralità pubblica. Di Petta fu sindaco della penultima giunta monocolore Dc che governò la città, prima di dell'amministrazione che, nel 1993, viene travolta dalle inchieste sulla corruzione. Rimane in carica dal gennaio 1986 all'ottobre dell'87, quando decide di chiudere la sua esperienza politica per tornare a rivestire i panni di dirigente della Provincia. «È stato l'unico sindaco d'Italia a dimettersi senza alcun tornaconto personale, senza rincorrere altre cariche politiche». Così lo ha ricordato ieri la figlia Maria Laura, nel giorno in cui l'addio a Veniero Di Petta è stato celebrato nella chiesa di Sant'Agostino con una messa officiata da don Michelangelo, la stessa chiesa dove si era unito in nozze nel 1944 con Maria Albano, scomparsa circa un anno e mezzo fa. «In tanti sono venuti a salutarlo», dice Maria Laura, «nonostante le grandi difficoltà a raggiungere Chieti in questi giorni per la neve». Di Petta ha rivestito numerose cariche pubbliche, tra le altre fu dirigente del Coreco, consulente del Mario Negri Sud, direttore amministrativo dell'ospedale Santissima Annunziata. Nasce a Milano, negli anni in cui suo padre, Tommaso Di Petta, dirige la pagina culturale del Corriere della Sera. «La morte improvvisa di mio nonno», riprende Maria Laura, «quando mio padre aveva appena 3 anni, lo riportò in Abruzzo con la madre e la sorella Floriana. Per un periodo vissero a Lanciano, poi la famiglia tornò a Chieti. Ci ha lasciato un grande esempio di vita». (f.c.)

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