La direttrice si difende: io, vittima di un’ingiustizia 

Avantaggiato, indagata per truffa e peculato, rompe il silenzio e replica alle accuse «Contestazioni irreali, in 27 anni ho dato lustro all’amministrazione penitenziaria»

LANCIANO. «Lotterò perché questa mia surreale storia di vittima di una ingiusta giustizia e oggetto di indagini svolte da chi ama le tenebre e gli abusi, possa servire a spazzare un po’ di immondizia». È lo sfogo di Maria Lucia Avantaggiato, dirigente, fino al mese scorso, del supercarcere di Lanciano e oggi al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di Roma, indagata per presunti reati contro la pubblica amministrazione: truffa e peculato. Reati per i quali è stata sospesa dal lavoro per 12 mesi dal tribunale del Riesame dell’Aquila. Sospensione non esecutiva perché c’è il ricorso in Cassazione presentato dai suoi legali, Augusto La Morgia e Silvana Vassalli. In base all’inchiesta del procuratore Mirvana Di Serio, che ha affidato le indagini ai carabinieri di Lanciano, Avantaggiato avrebbe truffato la pubblica amministrazione per false attestazioni sulla sua presenza al lavoro: ingressi e uscite che non sarebbero corrispondenti a quelli effettivamente svolti e, durante il lockdown, gli straordinari che sarebbero stati registrati mentre era in smart working. Il presunto peculato invece riguarderebbe un prelievo di circa 500 euro dal fondo dei detenuti che poi avrebbe rimesso sul conto. Per queste accuse, il procuratore aveva chiesto gli arresti domiciliari, respinti dal tribunale di Lanciano. Accuse che la ex direttrice definisce «irreali»: «Un dirigente, che è sempre sotto i riflettori, che fa le magie: fa sparire e riapparire 500 euro del fondo detenuti e lei stessa appare in servizio e sparisce», queste le parole di Avantaggiato affidate alla sua pagina Facebook. «Mi chiamavano la sacerdotessa del carcere di Lanciano per la mia cura anche dell’aspetto religioso in carcere, ora sono eletta maga. Ma c’è poco da scherzare!». E infatti «in gioco» ci sono «27 anni di servizio in cui ho dato lustro all’amministrazione penitenziaria e 8 anni di durissimo lavoro a Lanciano, per dare lustro ad una comunità che tanto merita, per dare visibilità e riconoscimento a tanta parte del personale capace di lavorare bene, per tutelare la dignità della persona anche in carcere». E va avanti la ex direttrice che si ritiene una persona «scomoda»: «Andavo eliminata, compiacente certa Magistratura», attacca, «quegli stessi magistrati che tanto hanno beneficiato del mio onesto operato in carcere. Fortunatamente come in ogni categoria, anche in quella, ci sono pure splendide persone. Io ho la coscienza in pace». E anche sulla sospensione dal lavoro per 12 mesi decretato dal tribunale del Riesame, che ha respinto la richiesta della Procura degli arresti domiciliari, la dirigente fa delle precisazioni: «Ricopro un diverso e superiore incarico a Roma. La magistratura ha chiesto per me la sospensione dal lavoro nella misura massima possibile di 12 mesi, ma non è esecutiva».
Tanti gli attestati di solidarietà per la dirigente che molte iniziative culturali, sociali e sportive per i detenuti ha realizzato in città collaborando con associazioni e comuni del territorio.