SABATI VIOLENTI Viaggio nella vita notturna della città dopo le tensioni degli ultimi fine settimana

Marina e centro, movida in ostaggio

Baristi e avventori: «I responsabili delle aggressioni sono cinque cani sciolti»

VASTO. Movida violenta? Tutt’altro. Piuttosto preoccupata e convinta di essere in ostaggio di 4 o 5 persone. Secondo la maggior parte degli avventori e dei gestori dei locali notturni di Vasto, i responsabili dei sabati ad alta tensione in città sono pochi e ben noti. C’è chi li ha già denunciati, ma la maggior parte delle persone ha paura. Nonostante tutti, dalle forze dell’ordine all’amministrazione comunale, siano scesi in campo per risolvere il problema.

Sospiro di sollievo. Lo scorso fine settimana tutto è filato liscio. Dopo due weekend consecutivi di violenza, il sabato notte vastese ha riservato solo divertimento. Appena sette giorni prima, il 13 marzo, Jari Pellerani, 25 anni di Vasto, è stato arrestato alla Marina per oltraggio, minacce e resistenza a pubblico ufficiale (oggi ci sarà il processo per direttissima). Nella stessa sera un bagno di un locale in centro è stato devastato dai vandali. Il sabato precedente, il 6 marzo, il calciatore della San Paolo Andrea Madonna è stato accoltellato, sempre alla Marina. Mentre un suo amico, A.N., è stato colpito alla testa con una bottiglia di vetro.

E il ricordo delle violenze non è cancellato: a farlo tornare alla mente sono le serrande chiuse della pizzeria teatro dell’aggressione.

Incubo ordinanza. A preoccupare i proprietari dei locali, ma non solo, è la chiusura anticipata dei locali. Subito dopo l’accoltellamento di Madonna sembrava cosa fatta. Poi lo stop alla movida all’una di notte è stato bloccato. «Se firmano l’ordinanza ci mettono in ginocchio ma, alla fine, il fallimento è anzitutto loro», sottolinea Enzo del bar-tabacchi il Dollaro di Vasto Marina. «Chiudere i locali significa accettare la sconfitta».

Il sabato notte vastese. Il locale in cui lavora è a pochi passi dalla pizzeria teatro dell’accoltellamento di Madonna. Tutt’intorno il sabato sera vastese è in pieno fermento. Ogni bar ha il suo dj-set, trovare un posto libero in un tavolo è un’impresa. La gente si diverte e anche le persone che hanno alzato il gomito sono tutto, eccetto che violente. Eppure la tensione si sente. Pochi proprietari di pub e bar hanno voglia di parlare e gli avventori non hanno tanta voglia di trattare l’argomento.

Cinque cani sciolti. «C’è poco da dire», taglia corto un frequentatore del Lounge Caffé in via Dalmazia. «La movida di Vasto Marina è fatta di bei locali e di gente che sa divertirsi e, soprattutto, comportarsi. Quando accade qualcosa, i protagonisti sono sempre i soliti cinque cani sciolti. Poche persone rischiano di rovinare il divertimento di tutti gli altri e, soprattutto, l’immagine di tutta Vasto. La realtà e questa e, come lo sappiamo noi, lo sanno bene anche le forze dell’ordine».

Omertà e paura. Dunque tutti sanno, e accusano, ma i nomi non escono fuori. Alla precisa domanda, nessuno risponde. La gente ha paura, primi tra tutti i titolari dei locali. «Siamo ostaggio di cinque delinquenti», sussurra a voce bassa un proprietario. Per il resto è un no comment generale. Nell’aria si respira quel clima di omertà denunciato dagli amici di Andrea Madonna in una lettera pubblica ai vastesi.

«Io li ho denunciati». Eppure c’è chi ha fatto le dovute segnalazioni alle autorità. «Io ho fatto nomi e cognomi e presentato una regolare denuncia», dichiara Oreste Menna, proprietario del Bar in Piazza, a piazza Rossetti. Fa questo lavoro da 40 anni, il suo locale è pieno di gente e all’esterno ci sono oltre cento persone. Menna è pronto a difendere la sua attività con i denti: «Vogliono mettere fine alla movida vastese. Ecco qual è il loro obiettivo. Se riescono a far chiudere i locali, riescono a controllare il territorio e così hanno vinto la battaglia».

Lo Stato in campo. I primi a non volere alzare bandiera bianca sono proprio i rappresentanti delle istituzioni. A cominciare dalle forze dell’ordine. Polizia, guardia di finanza e carabinieri hanno presidiato, in forza ma con discrezione, lo scorso sabato notte vastese. A rappresentare l’Arma c’era in prima persona il capitano Giuseppe Lo Schiavo. Insieme ai suoi uomini ha pattugliato sia il centro di Vasto, sia la Marina. E in strada, sempre sabato scorso, c’era anche il sindaco Luciano Lapenna, prima a passeggio in piazza Rossetti e nella loggia Ambling, poi confuso come tanti altri in un bar di piazza Pudente.

«Vasto non è Beirut». «Sono qui per vedere le cose con i miei occhi, nella speranza che quanto è accaduto non si ripeta», spiega Lapenna. «Questa è una città che punta sul turismo. E la movida notturna è una parte essenziale dell’offerta. Io non voglio firmare l’ordinanza di chiusura anticipata. Vasto non è Beirut e dobbiamo fare in modo che non lo diventi. Per far questo bisogna individuare i responsabili delle violenze delle ultime settimane, ma è necessario che tutti partecipino. Basta un po’ di autocontrollo e un po’ di amor proprio, e ogni sabato sera può continuare a essere un momento di festa».

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