Morto a 19 anni per annegamento: indagini per istigazione al suicidio La famiglia di Jois Pedone a “Chi l’ha visto?”: «Da un anno si mostrava interessato all’esoterismo» Il cadavere con una maglietta nera e la scritta “Benvenuto”. Sul corpo trovata incisa la lettera “Z”

VASTO. Istigazione o aiuto al suicidio. È l'ipotesi di reato su cui indaga la Procura di Vasto decisa a scoprire come e perché è morto Jois Pedone, il 19enne trovato senza vita il 22 agosto scorso...

VASTO. Istigazione o aiuto al suicidio. È l'ipotesi di reato su cui indaga la Procura di Vasto decisa a scoprire come e perché è morto Jois Pedone, il 19enne trovato senza vita il 22 agosto scorso fra gli scogli vicini al trabocco di Punta Penna. A distanza di più di un mese da quella tragica notte, la morte dello studente universitario è ancora un mistero. La famiglia è convinta che Jois non si sia suicidato. La notte in cui morì, il tassista che portò il giovane a Punta Penna vide altre persone in porto. I familiari di Jois e gli avvocati della famiglia, Carmine Di Risio e Concetta Di Risio, hanno lanciato dai microfoni della trasmissione “Chi l’ha visto?”, andata in onda mercoledì sera su Rai 3, un accorato appello: «Se c’è qualcuno che sa qualcosa ci aiuti. Siamo disponibili noi avvocati, i familiari, tutti quelli coinvolti».
Dopo il ritrovamento del corpo, si parlò di suicidio. L'autopsia ha confermato che sul corpo del giovane non c'erano segni e Jois era morto per annegamento. Ma perché un ragazzo con tanti progetti e un biglietto in tasca per tornare a Parma, all'università all'improvviso decise di suicidarsi? I genitori e la nonna sospettano sia stato adescato e convinto a seguire un rituale per l’evoluzione spirituale, argomento che da qualche tempo affascinava Jois. «Ho saputo che molti ragazzi», ha detto il padre Maurizio alla giornalista Federica Sciarelli, «sono attirati da pratiche sulla spiritualità e dall’esoterismo. Da un anno a questa parte Jois aveva acquisito questo interesse e mi riportava le sue conoscenze».
Il giovane lavorava al trabocco La Cungarelle ma era anche uno studente universitario a Parma. La sera del 20 agosto, dopo il concerto di Jovanotti, decise di uscire, prese un taxi che aveva prenotato molte ore prima e raggiunse il porto per fare delle foto da inviare alla fidanzata. Era l’una di notte circa. Prima di uscire da casa fece notare alla mamma quanto fosse bella la luna, un altro particolare che supporta la tesi di una sorta di iniziazione esoterica. La più convinta che Jois non avesse alcuna intenzione di togliersi la vita è la nonna del ragazzo, Pia Regina. «Quello di mio nipote», ha dichiarato la donna, «non è stato un gesto volontario. Penso che sia stato indotto. Se anche avesse avuto questo istinto, magari in un attimo di sconforto, avrebbe scelto un altro modo».
Jois Pedone quella notte riempì un borsone (che pare non avesse sul taxi) con sabbia e sassi e lo legò ad una caviglia con un cappio assicurato con un nodo marinaresco che lui non sapeva fare. Sul corpo del ragazzo gli investigatori hanno trovato impressa una “Z” e al momento di tuffarsi in mare indossava una maglietta nera con la scritta “benvenuto”. «Chi sa ci dia una mano», ha ripetuto più volte lo zio Rino Pedone.
©RIPRODUZIONE RISERVATA