Muore a 18 anni, il fratello ora è accusato di omicidio 

Matteo Giansalvo non ce l’ha fatta: si aggrava la posizione del 21enne arrestato

MIGLIANICO . Non ce l’ha fatta. Encefalogramma piatto, morte cerebrale, anche se il suo cuore, fino a ieri notte, batteva ancora nell’attesa del trapianto di organi che la famiglia, in un estremo, disperato gesto d’amore, ha autorizzato. Sono crollate ieri mattina le speranze per la vita di Matteo Giansalvo, 18 anni, in coma da domenica pomeriggio all’ospedale di Pescara dopo essere rimasto gravemente ferito alla testa al culmine di una lite avvenuta a Miglianico con il fratello maggiore, Giuseppe, 21 anni, adesso agli arresti domiciliari. Una discussione scoppiata per il più banale dei motivi: l’utilizzo di un rullo per tinteggiare una cameretta. Stamattina il sostituto procuratore di Chieti, Giancarlo Ciani, durante l’udienza di convalida in videoconferenza davanti al giudice Luca De Ninis, contesterà all’indagato il reato di omicidio preterintenzionale o, più verosimilmente, di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Giuseppe non si dà pace, è sotto choc. «È colpa mia, io non volevo, era mio fratello», ripete tra le lacrime.
IL DRAMMA L’attesa straziante di un miracolo che non è avvenuto è durata due interminabili giorni. Matteo era arrivato al Santo Spirito di Pescara, con l’elicottero del 118, in condizioni che i medici già dal primo momento hanno definito disperate. Il giovane è stato sottoposto a un’operazione chirurgica nel tentativo di interrompere l’emorragia interna. Una lotta disperata contro il tempo e contro la morte. Matteo non si è mai ripreso da un coma che, fin dall’inizio, è sembrato irreversibile. Ieri mattina, verso le 8, c’è stata la valutazione dell’attività elettrica e neurologica e l’atroce constatazione che ormai la vita di Matteo era appesa a un filo. Un filo che si è spezzato alle due del pomeriggio quando, a distanza di sei ore dall’avvio dell’osservazione, la commissione multidisciplinare di cui fanno parte anche un medico legale e un neurologo ha decretato che il 18enne, ormai, era deceduto, tra la disperazione dei familiari e di molti medici, commossi fino alla lacrime per una tragedia senza fine. Ora gli organi di Matteo potrebbero forse essere utilizzati per restituire, ad altri pazienti, una vita normale.
UNA BANALE LITE Le indagini dei carabinieri della compagnia di Ortona, coordinati dal tenente Giuseppe Lambriola, hanno fatto luce sul dramma che si è consumato nel primo pomeriggio di domenica nell’abitazione al civico 56 di contrada Elcine. Subito dopo pranzo, i due fratelli hanno cominciato a discutere per l’utilizzo del rullo da usare per alcuni lavori di tinteggiatura che, in realtà, dovevano ancora cominciare. Matteo avrebbe preso lo strumento contravvenendo a quanto gli aveva raccomandato il fratello più grande, Giuseppe. Tra i due è quindi nato un battibecco sfociato, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, con il colpo che il ventunenne ha inferto a Matteo nella propria camera da letto. È stato lo stesso Giuseppe ad allertare i soccorritori, che sono arrivati in pochi minuti e hanno accertato la gravità della situazione. In un primo momento si è parlato di incidente domestico, ma la verità è venuta man mano a galla. In casa, ma in altre stanze, in quei momenti erano presenti anche la mamma dei due, Gina Primavera, e il fratello gemello di Matteo, Marco. Subito dopo è arrivata anche la sorella Katia. Interrogato dal pm Ciani nella caserma dei carabinieri di Miglianico, Giuseppe ha sostenuto fin da subito che si è trattato di un gesto assolutamente involontario: «Non volevo che si arrivasse a questo, mi stavo solo difendendo», ha ripetuto all’infinito prima di essere sottoposto agli arresti domiciliari, con l’iniziale accusa di tentato omicidio, nell’abitazione del fratellastro Emanuele Bernabei, che vive a Ripa Teatina. Ieri pomeriggio, la morte di Matteo gli è stata comunicata alla presenza di un’assistente sociale, di una psicologa e di un medico.
IL DOLORE DELLA FAMIGLIA Mamma Gina, già provata dalla morte del marito avvenuta appena un anno fa, è stata travolta da un altro dolore indicibile.
LA CONVALIDA Stamattina Giuseppe, assistito dagli avvocati Massimiliano D’Aversa e Luciano Di Felice, fornirà la sua versione dei fatti collegandosi in diretta con il giudice De Ninis. L’obiettivo dei legali sarà quello di smontare l’accusa di omicidio volontario aggravato che, quasi sicuramente, verrà formulata dal pubblico ministero. Un’accusa per la quale è prevista una pena fino all’ergastolo e che non consentirebbe di accedere al rito abbreviato, considerando la contestazione dei futili motivi.
L’AUTOPSIA Il primo passo dall’inchiesta sarà l’autopsia che, nelle prossime ore, verrà affidata al medico legale Cristian D’Ovidio. Prima dell’addio a un ragazzo volato via troppo presto.
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