Nato nell’842, è il rito più antico d’Italia

Venne dedicato alla città e alle sua cattedrale risorte dopo la devastazione di Pipino il Breve

CHIETI. Diverse fonti storiche danno la Processione del Venerdì Santo di Chieti come la più antica d’Italia. Sarebbe nata nell’842, l’anno in cui si concluse la ricostruzione della prima cattedrale della città, quella che attualmente rappresenta la cripta dell’attuale Duomo di San Giustino. L’antica Teate nel corso del Medioevo subì numerose invasioni e fu letteralmente rasa al suolo. Nell’801 ci fu quella di Pipino, figlio di Carlo Magno, che mise a ferro e fuoco Chieti e distrusse anche la cattedrale. Gli anni successivi furono dedicati alla ricostruzione, non solo fisica, della città e la processione da questo punto di vista diventa anche simbolo di rinascita. L’attuale conformazione del rito risale al XVI secolo, quando nacque l'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti che la prese in carico e ancora oggi ne cura l'allestimento e la preparazione. Altre sostanziali modifiche avvennero a cavallo tra il ‘700 e ’800. Parliamo innanzitutto dell'introduzione del coro, che viene datato all’inizio del Settecento, ma anche dei simboli della Passione che punteggiano la sfilata religiosa, dell’eliminazione del corteo della Morte e della decisione di spostare la processione dal mattino alla sera presa a metà del 1800. I simboli della Passione (l'Angelo, il Gallo, la Scala, le Lance, il Volto Santo, la Croce, il Cristo Morto e la Madonna Addolorata) arrivano nel 1855, anche se la statua dell’Addolorata è del 1833. Nel 1740, il maestro di cappella, Saverio Selecchy, compone infine il suo celebre Miserere, la struggente colonna sonora all’evento. (a.i.)