Piazza San Giustino, appello per fermare i lavori: c’è un tesoro 

L’esperto di storia Cocco: sottoterra reperti antichissimi, è necessario scavare per portare alla luce statue e mosaico

CHIETI. «Non ricopriamo tutto così in fretta. I lavori di piazza San Giustino ci danno un’occasione storica per riscoprire l’antica Teate». Teresio Cocco, costruttore ed esperto di storia cittadina, unisce la sua voce a quella delle associazioni culturali teatine che in questi giorni hanno chiesto al Comune di continuare gli scavi nella piazza principale della città, anziché richiudere tutto e proseguire con il cantiere per la realizzazione della nuova piazza. L’amministrazione comunale, ascoltate le associazioni, ha deciso di modificare il progetto, in modo da non intaccare il patrimonio sepolto sotto la piazza – eliminando ad esempio il tunnel sotterraneo per i servizi, la fontana e anche le piantumazioni previste – ma di andare comunque avanti con i lavori. Cocco, insieme all’archeologa Marida De Menna, ha pubblicato a tempo di record un volumetto intitolato “Relazione storica dei rinvenimenti di piazza San Giustino già piazza Vittorio Emanuele II e colle Gallo” per chiedere alle istituzioni di riflettere prima di procedere a seppellire nuovamente quanto affiorato sinora attraverso gli scavi di archeologia preventiva fatti fare dalla Sovrintendenza archeologica.
«Questo volumetto», dice Cocco, «intende aggiungere la propria voce a quella di associazioni, enti, comitati cittadini, studiosi, istituzioni che chiedono non si perda un’occasione storica e non più ripetibile. Che chiedono si scavi per riportare alla luce quanto ancora si è conservato di reperti antichissimi. Che chiedono non ci si nasconda dietro carenza di fondi che vanno individuati e richiesti, come altre città, anche del nostro Abruzzo, hanno dimostrato sia possibile fare e ottenere. Che chiedono non ci si appigli a una perdita di tempo nel restituire alla collettività la principale piazza cittadina dopo che per oltre mezzo secolo si è sopportato che, in condizioni disadorne e di degrado, fosse ridotta a parcheggio di auto. Questo volumetto vuol infine dire ai cittadini di Chieti, ai cittadini dell’antica Teate Marrucinorum: riprendetevi il vostro passato e siatene orgogliosi. Con i fatti, non con vuoti slogan di città d’arte e di cultura».
Secondo Cocco c’è un filo rosso che lega la testina di Venere, riaffiorata dagli scavi, al mosaico di cui parlava lo storico Vincenzo Zecca e che si troverebbe sotto la piazza: sarebbero entrambi di epoca pre-romana, risalenti al primo secolo avanti Cristo. La stessa epoca a cui risalirebbe un pezzo di colonna ritrovata nel corso degli scavi. «Probabilmente la colonna di un tempio», dice Cocco, «sarebbe bastato scavare un altro metro più in profondità per trovare il pavimento del tempio, che dovrebbe trovarsi alla stessa quota del mosaico. Se si fosse scavato ancora avremmo trovato anche le antiche cisterne romane su cui dovrebbero poggiare cattedrale e campanile». Insomma, sotto piazza San Giustino c’è uno scrigno sepolto che solo ora, con i lavori della piazza, si può aprire. E invece si è deciso di lasciare chiuso lo scrigno.
I lavori della piazza rappresentano l’ultima opera pubblica avviata dalla precedente amministrazione. La realizzazione delle opere, per circa un milione, è stata affidata all’impresa Costruzioni Giulisa srl che ha offerto un ribasso del 28,135%. I lavori sono partiti a settembre e ci sono 555 giorni di tempo per portarli a termine. Al centro della nuova piazza vi sarà uno spazio chiaro e luminoso pavimentato in pietra naturale chiara con la collocazione di una serie di luci led che seguono un disegno preciso. La fascia che insisterà sul lato sud della piazza, a ridosso degli edifici privati, invece, presenterà una finitura in pietra scura con lastre di basalto spazzolato.