Quelle bottiglie costose a spese dell’imprenditore 

Un indagato si lamentava al telefono: ieri mi ha “ucciso”, ha scelto il vino più caro Il pm: in cambio delle maxi forniture un’azienda ha pagato cene fino a 1.000 euro

CHIETI. «Ieri mi ha ucciso: ha scelto bene di prendere otto bottiglie, le più costose. Sì, otto, cioè una a testa». Ecco una delle intercettazioni che, secondo il giudice Luca De Ninis, svela i rapporti corruttivi intrattenuti da Gabriele Di Giammarco. Il primario della Clinica cardiochirurgica di Chieti, invitato a cena, mostra «disinvoltura quando pretende di ordinare bottiglie costose a spese dell’imprenditore Antonio Pellecchia». È la mattina del 29 marzo del 2019: Andrea Mancini, dipendente di Pellecchia, parla al telefono con Daniele Marinelli, giovane medico e braccio destro di Di Giammarco, e si lascia sfuggire il particolare del vino pregiato bevuto durante la sera precedente in un noto ristorante della riviera di Pescara. Non sono mancati neanche «una bottiglia di liquore» e un «rosato di una cantina particolare del 2014». Mancini si lamenta per «la spesa incongrua che gli è stata imposta», ovvero 720 euro pagati con carta di credito. Ma, alla domanda di quanto avesse speso, risponde sarcastico: «Te lo dirò di persona, porco D…». Questa conversazione, sostiene il giudice, «è particolarmente significativa dell’atteggiamento prevaricatorio» di Di Giammarco, «come chi sa bene di agire da una posizione di forza e di poter imporre “favori” costosi anche solo per dimostrare la propria superiorità». Gli altri incontri a cena documentati dai finanzieri, coordinati dal tenente colonnello Emiliano Sessa e dal capitano Giuseppe Laganà, si svolgono con cadenza mensile tra Pescara, San Benedetto del Tronto e Silvi e «sono tutti pagati da Pellecchia o da Mancini»: il 15 aprile la spesa è di 70 euro, il 17 maggio di 1.000 euro, il 25 maggio di 90 euro, l’11 giugno di 325 euro e il 3 agosto di 180 euro. Non solo cene, ricostruisce l’accusa, ma anche un soggiorno a Cuba di 13 giorni e l’uso gratuito di un posto barca. Il sostituto procuratore Giancarlo Ciani arriva a questa conclusione: «A fronte dei vantaggi e delle utilità ricevute da Pellecchia e Mancini, si è accertato il compimento, da parte di Di Giammarco e di Marinelli, di condotte criminali di vera e propria deliberata dissipazione delle risorse strumentali fornite dalla Asl per le attività di cardiochirurgia, poste in essere al solo fine di “gonfiare” il volume degli acquisti di materiali dalla ditta Pellecchia. Appare evidente come gli indagati, in un rapporto caratterizzato dal perseguimento di interessi estranei alla pubblica amministrazione, abbiano realizzato un sistema corruttivo a carattere permanente, connotato da un costante approvvigionamento di materiali medicali in elusione delle procedure di evidenza pubblica grazie a mendaci dichiarazioni di Di Giammarco, in misura spropositata e al di fuori delle esigenze della struttura sanitaria». (g.let.)