Rifiuti, rincaro del 30 per cento

L’assessore Molino: «Ma in altri comuni vicini la tassa è raddoppiata»

VASTO. Aumenta del 30 per cento la tassa sui rifiuti solidi urbani (Tarsu). L’esigenza di coprire il servizio di raccolta e smaltimento del pattume, le cui spese sono lievitate a causa degli oneri aggiuntivi sostenuti dai comuni aderenti al Consorzio intercomunale di Cupello per il conferimento dell’immondizia nelle discariche di Cerratina e di Isernia, ha spinto l’amministrazione comunale a ritoccare le tariffe. Si profilano dunque sacrifici in più per le famiglie vastesi e anche per chi gestisce un’attività commerciale.

L’incremento della tassa è stabilito nel bilancio di previsione 2010 approvato nei giorni scorsi dalla giunta del sindaco Luciano Lapenna (Pd) e che a fine mese verrà portato all’attenzione del consiglio comunale. Una decisione impopolare, ma a quanto pare inevitabile.
L’aumento era nell’aria dopo le note vicende del Civeta che solo a metà marzo è riuscito ad ottenere dalla Regione l’autorizzazione per l’apertura della nuova vasca annessa all’impianto di compostaggio di Valle Cena dove poter conferire i rifiuti indifferenziati, cioè quelli che non si possono riciclare.

«Abbiamo deciso di aumentare la Tarsu del 30 per cento, contrariamente ad altri comuni del comprensorio che hanno optato invece per un incremento più consistente, in alcuni casi del 100 per cento», spiega l’assessore alle Finanze, Domenico Molino (Pd), «si tratta di un aumento generalizzato, senza alcuna differenziazione tra le abitazioni e le attività produttive».

L’evento che ha costretto l’amministrazione comunale a modificare la tassa a distanza di due anni da un precedente rincaro, è stata la chiusura, che si è protratta per oltre un anno, della discarica del Civeta. Nel 2008 la Tarsu aveva già subito un incremento del 15 per cento per le famiglie vastesi e del 45 per cento per le categorie produttive, scatenando polemiche e contestazioni da parte di un folto gruppo di albergatori che si fece promotore di un ricorso alla Commissione tributaria di Chieti per l’annullamento del provvedimento, senza però spuntarla.

Anche allora i rincari si erano resi necessari per coprire l’intero costo del servizio che tra raccolta e smaltimento superava abbondantemente i quattro milioni di euro l’anno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA