Test clinici, attese fino a 485 giorni

Ecocolordoppler e mammografie: sempre più gente si cura fuori regione

CHIETI. Attese lunghe, un male cronico senza cura. I tempi tra prenotazioni e test clinici s'allungano nella Asl teatina. Per l'ecocolordoppler dell'aorta addominale, tra gennaio e giugno, si passa da circa cinque mesi a oltre un anno e quattro mesi, da 166 a 485 giorni, di attesa. Per la mammografia, invece, nello stesso arco di tempo il paziente passa da quattro mesi a oltre otto mesi. Tra le ragioni a monte dei disservizi c'è sempre la carenza di personale.

«Ho solo due operatori per l'ecocolordoppler dell'aorta addominale» spiega Francesco Spigonardo, direttore del dipartimento di malattie cardiovascolari, «va detto, che sul problema delle liste di attesa, si innestano diversi fattori. A cominciare dalla cattiva abitudine degli utenti di non disdire l'esame, quando non ne hanno più bisogno, alleggerendo gli elenchi di prenotazione. Poi c'è che nell'80 per cento dei casi, le richieste di l'ecocolordoppler degli arti superiori e inferiori, sono inappropriate». L'attesa lunga non risparmia anziani e bambini. Per una visita pediatrica endocrinologica, a esempio, si aspetta ben oltre 7 mesi e un accertamento neurologico per Parkinson ne richiede oltre cinque. C'è qualche lieve inversione di tendenza. Per l'elettromiografia semplice, si è passati dai 196 giorni di gennaio ai 146 di giugno.

Ma è sulla mammografia che l'Asl teatina cerca riparo. E' partita dal 25 febbraio, nel solo ospedale di Colle dell'Ara, una sperimentazione d'intesa tra Cup, centro unico di prenotazione aziendale, e radiologia diretta da Antonio Cotroneo. Il reparto ha aumentato di 45 il numero di mammografie settimanali e il Cup, attraverso un sistema di prenotazione mirato e recall delle pazienti in attesa, è riuscito ad anticipare i tempi dell'esame anche da dicembre a giugno. Al 28 giugno, il Cup ha richiamato 3629 donne, di cui 943 hanno anticipato il test, 1300 hanno confermato di volerlo fare nel giorno in cui avevano già prenotato mentre, delle 1721 rimanenti, una parte non è stata rintracciabile e il resto ha chiesto di posticipare l'esame. Capita però ancora una volta che al Cup arrivino segnalazioni inverse. Una donna di 41 anni, malata di tumore al seno, da tre anni deve sottoporsi alla mammografia almeno una volta all'anno.

«Entro il 17 giugno avrei dovuto fare il controllo annuale», racconta, «così da gennaio ho cercato di prenotare. A un certo punto, mi hanno detto che sarei stata inserita in una prelista, e che mi avrebbero richiamata. Agli inizi di giugno, invece, non avendo notizie, ho richiamato io. Mi hanno detto di aspettare. Il tempo scorreva e qualche giorno prima della scadenza ho più volte chiamato la radiologia del Santissima Annunziata, ma alzavano la cornetta del telefono e poi me la risbattevano n faccia. Allora mi sono decisa a presentarmi nel reparto per espore il mio problema. Volevano rimandarmi indietro e, quando ho insistito con rabbia, è subito sbucato un posto libero. E' possibile che dobbiamo ridurci a questo?». «Certo che no», è il parere di Aldo Cerulli di Cittadinanzattiva, «il problema, però, non dipende dalla Asl locale ma dall'attuazione da parte dei commissari regionali alla sanità di un'attività perversa, che non tiene conto dei livelli essenziali di assistenza (Lea), e dei bisogni di salute. Mira solo a diminuire i buchi della sanità creati da sistemi di governo selvaggi. Quando conosceremo costi della mobilità passiva, ossia di chi decide di andarsi a curare fuori Asl e fuori regione, queste misure evidenzieranno tutta la loro intrinseca debolezza».

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