Un operaio: «Sussidi in scadenza, che farò?» 

Lanciano. La testimonianza di un 53enne in regime di Naspi: questa epidemia mi toglie il reinserimento

LANCIANO . La conta dei giorni per Mario (nome di fantasia), 53 anni, disoccupato, solo a casa con due figli adolescenti a vivere la sua personale odissea in quarantena, si fa ogni ora più pesante. Il tempo sospeso, in queste settimane di emergenza sanitaria, per lui e per tanti come lui è diverso da quello di chi un lavoro ce l'ha: dilatato e scuro, dai contorni impercettibili e allo stesso tempo pesanti come sbarre, compresso e incredibilmente esteso. Anche il futuro è diverso per Mario. Il tempo che verrà per lui significa libertà, ma anche incertezza.
Mario è uno dei tantissimi di un mondo sommerso che nemmeno i decreti del governo citano tra le tante misure intraprese e da intraprendere. Disoccupato e in regime di Naspi (nuova indennità di disoccupazione), ma con troppo reddito per chiedere il reddito di cittadinanza. I primi di aprile scadrà la Naspi, uno stipendio che da agosto 2019, scaduto l'ultimo contratto a termine, si è assottigliato fino a 900 euro al mese. Dopo, quando la quarantena finirà e l'Italia potrà ricominciare a respirare, il tempo e la capacità di sopravvivenza, Mario dovrà inventarseli. «Non mi piace piangermi addosso», racconta il papà al Centro, «non l'ho mai fatto e ho sempre lottato per farcela da solo. E poi voglio pensare positivo, se mi dispero non cambia nulla, sono abituato a rimboccarmi le maniche. Voglio solo portare il mio esempio e quello di tantissimi come me a cui questo virus ha tolto tutto e ogni possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro. Ho lavorato in fabbriche metalmeccaniche e in un'azienda pubblica sempre con contratti a termine. Ma mi arrangiavo anche come falegname e artigiano e qualche lavoretto in nero riuscivo a farlo. Adesso sono bloccato in casa e nessuno, a 53 anni, apparentemente mi potrà dare una chance. È il dopo che mi preoccupa, i prossimi mesi. Il mio Isee supera il tetto minimo per avere diritto al reddito di cittadinanza, tra le cui prerogative c'è il fatto di essere disoccupato dal 2018, ma io lo sono da agosto 2019. È adesso che mi servono i soldi, prima non ne avevo bisogno». E c'è la questione dignità. «Non so come farò a comprare da mangiare, da vestirci, a pagare le utenze, dice Mario, «già adesso l'Enel ci ha ridotto l'energia elettrica. Bisognerà pagare l'affitto, il wi-fi, le bollette. Tra le tante emergenze c'è anche quella di un computer rotto. Mio figlio sta seguendo le lezioni on line su un tablet che ci hanno prestato. Trovo buona la misura dei voucher spesa, ma non faccio i salti di gioia. Perché personalmente so che mi vergognerei ad andare in un negozio con il voucher, soprattutto per i miei figli. Preferirei avere una somma da gestire, ma so che non si può fare altrimenti. Ecco, vorrei che qualcuno ci ascoltasse, e che sapesse che siamo in tanti».
Sono gli invisibili e i precari, catapultati all'improvviso da una vita normale ad una a rischio baratro.
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