Weatherford, scattano 11 licenziamenti 

I sindacati non riescono a convincere l’azienda a utilizzare gli ammortizzatori sociali. Ugl: «Preoccupati per il futuro»

ORTONA. Niente da fare per i lavoratori della Weatherford Mediterranea spa. Si è conclusa la vertenza per la procedura di licenziamento di undici lavoratori che ha interessato l’azienda ortonese operante nel settore degli idrocarburi. Non c’è stato margine di trattativa con la multinazionale che fornisce soluzioni innovative e tecnologiche per l’industria del petrolio, del gas e della geotermia. Nonostante lo sforzo dei sindacati, la procedura di licenziamento collettivo si è chiusa negli ultimi giorni nella sede regionale di via Passo Lanciano a Pescara.
«Secondo l’azienda, l’esubero dei lavoratori è stato dovuto al perdurare di una situazione recessiva del settore di appartenenza Oil & Gas sia a livello nazionale sia anche a livello europeo e globale, che ha portato ad un impatto negativo sul numero delle commesse e ad una previsione di riduzione del fatturato complessivo del 2019 pari al 30% a confronto del 2018», fanno sapere dall’Unione generale del lavoro Fabrizio Mancini, della segreteria Utl/Ugl Chieti, insieme al vicesegretario Giuseppe Lupo. «L’azienda non ha dato la minima apertura a qualsiasi soluzione, sia essa cassa integrazione, piuttosto che un part time o la ricerca di possibili 11, ma ad inizio vertenza erano 12, licenziamenti volontari su tutti i 130 lavoratori anziché individuare la maggior parte di loro in uno specifico settore di circa 23 unità».
Lo sforzo dei sindacati, Carlo Petaccia per la Cgil, Stefano Di Crescenzo per la Cisl, Giuseppe D’Annibale per la Uil e Fabrizio Mancini per la Ugl, è stato vano. «È molto forte e la preoccupazione che un domani possano essere dichiarati nuovi esuberi in altri settori dell’azienda», aggiungono Mancini e Lupo. «Il comportamento assunto non ha fatto certo onore alla Weatherford Mediterrenea». E proseguono: «Questo loro atteggiamento desta ancor più apprensione per un prossimo futuro. Alla luce di quanto accaduto, è evidente che da parte della Ugl le forme di lotta saranno sicuramente diverse e più coinvolgenti».
La vertenza si è conclusa con un accordo che garantisce a coloro che si faranno volontariamente avanti per l’incentivo all’esodo entro il 4 marzo, un minimo economico che va a crescere in base ad una serie di fattori. «Accordo richiesto, seppur a malincuore», concludono Mancini e Lupo, «anche dai lavoratori nell’assemblea prima della chiusura dei termini, visto che l’azienda restava ferma sulle sue posizioni e non vi era via di uscita. Viene comunque garantito loro una precedenza di riassunzione nei futuri 18 mesi, qualora l’azienda dovesse avere commesse che garantirebbero nuovi posti di lavoro».
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