A Cannes arrivano Emma Stone e Richard Gere 

Dopo il maestro Francis Ford Coppola e Meryl Streep sulla Croisette anche il regista Paul Schrader

CANNES. Dopo i miti del cinema Meryl Streep e Francis Ford Coppola, il festival di Cannes prosegue nell'onda hollywoodiana con un concentrato di divi da Oscar. Ci sono Emma Stone, Richard Gere, Willem Dafoe, Kirsten Dunst e il marito Jeffe Plemons, l’emergente Margaret Qualley e la modella attivista trans Hunter Schafer e poi ancora Demi Moore, Eva Longoria, Selena Gomez. È il giorno del greco Yorgos Lanthimos. Il suo Sfumature di gentilezza, Kind of kindness (in sala dal 6 giugno in Italia) è un trittico di storie: Emma Stone e Yorgos Lanthimos fanno coppia per la terza volta dopo La favorita e Povere creature! che le ha regalato il secondo Oscar come migliore attrice. Girato a New Orleans nel 2022, Kind of kindness resta dalle parti della fiaba cruda, come sempre con Lanthimos, ma l’ironia nera che viaggia in parallelo alla sua profondità di sguardo sui comportamenti umani, qui non è contemplata. Emma Stone è consapevole della sfida: «Le tre storie si intrecciano tra loro in modo non necessariamente chiaro, ma sfrutta ciò che è avvenuto prima». Il temi sono il controllo, il libero arbitrio, il desiderio di approvazione. Stone interpreta Rita, Liz ed Emily, personaggi diversi ma con elemento ricorrente, «l'equilibrio fra il desiderio di essere amati, accettati e controllati, e la voglia di essere liberi e in controllo di se stessi».
C'è un'altra reunion a Cannes: quella tra l'American gigolò Richard Gere e Paul Schrader, che lo diresse nel 1980. Il maestro 77enne ritrova Gere, 74 anni, che intanto è diventato attivista dei diritti umani. Basato sull'omonimo romanzo di Russell Banks, I Tradimenti, in concorso oggi e in sala in Italia prossimamente con Be Water Film, vede anche la partecipazione di Uma Thurman e dell'emergente Jacob Elordi (l'Elvis di Priscilla di Sofia Coppola). Gere è Leonard Life, intellettuale pacifista dalla vita avventurosa ormai malato terminale con accanto la premurosa Thurman, che accetta di raccontarsi in una lunga intervista televisiva che diventa confessione intima. Nel '68 Life (Elordi in questa parte del film) lascia il figlioletto, la giovane moglie incinta e un futuro avviato nella società del suocero e si rifugia in Canada per evitare la chiamata in Vietnam. Da lì comincia una carriera da regista, ma in punto di morte il racconto di particolari inediti ha il sapore della liberazione.
Parla di politica oggi con la stampa Francis Ford Coppola, che alla premiere di Megalopolis ha avuto sette minuti di applausi . «L'America sta collassando, rischiamo di perdere la Repubblica, così come è accaduto millenni fa a Roma. Potremmo avere lo stesso destino». L'anziano regista, che ha annunciato la scrittura di un nuovo film, parla di Donald Trump, «non al comando per ora», e della tendenza in corso nel mondo verso una tradizione «più a neo-destra, persino fascista, che è spaventosa perché chiunque ha vissuto durante la seconda guerra mondiale ha visto quegli orrori e non vogliamo che queste cose si ripetano».
Altre atmosfere nel terzo film della giornata, Trois kilomètres jusqùà la fin du monde del romeno Emanuel Parvu, storia difficile di un giovane omosessuale sul delta del Danubio.