Addio a Roger Corman finisce un’era del cinema 

Regista, produttore, talent scout (Scorsese, Coppola, Demme, Nicholson, Hopper) Rapido e colto, il Re dei B–movie aveva 98 anni, per lui Oscar alla carriera nel 2009

La notizia della morte di Roger Corman (classe 1926), detto «Il re del B Movie», non era inaspettata, ma segna una svolta nella storia del cinema e consegna al pantheon di Hollywood l’artista che più ne ha influenzato l’evoluzione dagli anni '60 in poi. Per lui può valere come epitaffio la celebre frase da “L’uomo che uccise Liberty Valance” di John Ford, uno dei maestri riconosciuti di Corman: «Qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda».
E leggendaria è stata la carriera, la vita, l’influenza su più generazioni di cinema che lo hanno reso un mito. Nato a Detroit il 5 aprile di 98 anni fa, quando l’America si avviava verso la Grande Depressione, figlio di un ingegnere e appassionato di tecnica, ha lasciato scritto il suo epitaffio al modo di Ford, «Ero un regista, solo questo». In verità è stato molto di più: produttore, distributore, pigmalione, sperimentatore, uomo d’affari. La sua autobiografia recita: «Come lavorare a Hollywood per più di cento film e non perdere un dollaro».
A 19 anni si iscrive alla facoltà di ingegneria industriale di Stanford (prenderà la laurea nel '47 dopo aver servito in aviazione durante la seconda guerra mondiale), il primo lavoro a Los Angeles nel ’48: si licenzia dopo 4 giorni e, grazie al fratello, ottiene un posto da fattorino alla 20th Century Fox e poi l'incarico di revisore delle sceneggiature. Si licenzia per mettersi in proprio e tornerà allo Studio dopo un tirocinio in Inghilterra a Oxford e un soggiorno a Parigi con borsa di studio. Esordisce nella produzione senza stipendio nel 1954 (Fbi Operazione Las Vegas) e firmerà quasi 500 film fino a The Jungle Demon, del 2021. Già nel 1955 debutta come regista nel western 5 colpi di pistola con John Lund e Dorothy Malone ed è in questo ruolo che otterrà la consacrazione tra la spettacolare serie di adattamenti da Edgar Allan Poe con Vincent Price (I vivi e i morti, Il pozzo e il pendolo, La maschera della morte rossa) e il suo maggiore successo La piccola bottega degli orrori, del 1960. Qui nasce anche la sua leggenda perché il film venne girato in 2 giorni dopo 3 di prove in teatro per sfruttare un set destinato alla distruzione. Nessuno era più bravo, più rapido nel portare a termine un film senza rinunciare alla qualità e alla sua colta visionarietà. Da regista realizzerà il suo sogno nel 1971 con Il barone rosso, in cui pilota i il biplano per le riprese acrobatiche; da artista firma tra Il massacro del giorno di San Valentino del ’67 e Il clan dei Barker del ’70 due pellicole che rivoluzionavano il gangster movie. Ma è da produttore che diventa «The King of the Bs» spaziando dalla fantascienza all’horror con produzioni a basso costo e di grande successo, tra cui va ricordato almeno Piranha con cui esordiva Joe Dante. Corman è stato infatti anche straordinario scopritore di talenti, dai registi (Coppola, Scorsese, Demme, Bogdanovich, Roeg) agli attori (Nicholson, Dennis Hopper, Bruce Dern, Diane Ladd, William Schatner). Talento multiforme, ha aperto anche una casa di distribuzione per portare in America i grandi artisti internazionali (Kurosawa, Truffaut, Fellini, Bergman) e nessuno come lui ha vinto da distributore altrettanti Oscar. Per lui nel 2009 l’Oscar alla carriera. Nello stesso anno firmava per Netflix la webserie Splatter. Ironico, colto, aperto al nuovo, diventa l’autore di riferimento per la New Hollywood degli anni '70, ma anche maestro di giovani leve nel nuovo secolo: Tarantino lo riconosce come il suo più autentico riferimento artistico.