Cannes accoglie l’Italia nel giorno di Sorrentino e pure di Mastroianni 

Il cineasta per la settima volta sulla Croisette per la Palma d’oro  “Marcello Mio”: Chiara nei panni del papà con mamma Deneuve

CANNES. Cannes apre le porte, è la settima volta, a Paolo Sorrentino per accogliere Parthenope, il suo ultimo film e unico italiano in gara per la Palma d’oro che la giuria presieduta da Greta Gerwig assegnerà sabato 25 maggio.
Applausi a notte fonda alla prima mondiale al Grand Theatre Lumiere del film che intanto ha fatto il pieno di vendite internazionali al Marchè di Cannes. Ma l’Italia è anche Marcello Mio, il film en travesti di Christophe Honoré in cui la figlia di Mastroianni, Chiara entra letteralmente nei panni del padre e in nome di lui cerca di fare pace con la propria identità e dando una risposta alla domanda tipica: «Ti senti più Mastroianni o Deneuve?». È la madre Catherine, 80 anni, regina del cinema francese a dare le risposte più spiritose e anche commoventi nel film, abituata a gestire la presenza (e l’assenza) del grande attore. Montee con loro e gli amati francesi Fabrice Luchini, Melvil Poupard, Nicole Garcia, Benjamin Biolay preceduti dalla fiamma olimpica delle Olimpiadi di Parigi che ha calcato il tappeto rosso, portata da un gruppo di atleti in abiti di gala, sulle note di Momenti di gloria.
Il premio Oscar Gary Oldman, Stefania Sandrelli, Luisa Ranieri, Isabella Ferrari, la protagonista Celeste Dalla Porta, Beppe Lanzetta, i giovani Daniele Rienzo e Dario Aita (assente perché impegnato a teatro Silvio Orlando) hanno accompagnato Paolo Sorrentino nel giorno di Parthenope. Il film, che segue anche idealmente È stata la mano di Dio per raccontare la storia di Parthenope (l'esordiente Celeste Dalla Porta e da anziana Stefania Sandrelli), dall’età «in cui si balla da soli, si è giovani e la verità non fa parte del tuo essere e non si ha niente a che fare con l’insincerità» all’età «della vita etica, della responsabilità in cui diventi quello che sei e speri ti piaccia come sei diventato e vivi se cerchi di stupirti di quello che fai». Non c'è, spiega il regista, nostalgia, «io la giovinezza felice l’ho solo sognata, non vissuta» e ora è diventata un film. Parthenope è una donna ed è anche Napoli, la città di Sorrentino. «Non è una lettera di amore, non le ho mai sapute scrivere, ma un viaggio nel mistero di questa città indefinibile, teatralizzata, in cui tutto è recita», dice Sorrentino che puntella la storia di questa giovane che nasce nell’acqua del Golfo, a Palazzo Donn'Anna a Mergellina nel 1950 e con le sue esperienze anche estreme, profonde, vive momenti storici come la contestazione, il colera, il terremoto, immancabile, la città in festa per lo scudetto del Napoli. E nel mezzo ci sono l’armatore Achille Lauro “il comandante”, un personaggio che sembra evocare in misura grottesca Sophia Loren, un altro il cardinale di Napoli e un altro ancora il filosofo Gerardo Marotta. Dal disincanto della Grande Bellezza al «grande incanto» di Parthenope nel primo film con protagonista una donna. In Parthenope c’è il dolore e la seduzione «mezzi di comunicazione veloce che permettono di saltare la forma che mettiamo in atto tutti i giorni e ci permettono di riuscire a dirci qualcosa d’interessante».