Cococcetta premiato: l’ascesa al Gran Sasso ha battuto l’Himalaya  

Monte Corno-Pareva che io fussi in aria del regista aquilano trionfa al Festival internazionale del cinema di montagna

L’AQUILA. In questi giorni, la Cineteca Milano Arlecchino sta ospitando una selezione di film del 72º Trento Film Festival, la più importante vetrina italiana dedicata al cinema di montagna e una delle maggiori in Europa. E nell’ambito di questa programmazione è stato scelto di proiettare, domani pomeriggio, il film “Monte Corno - Pareva che io fussi in aria”, del regista aquilano Luca Cococcetta che, 450 anni dopo, racconta la storica impresa di Francesco De Marchi: la prima ascesa al Corno Grande, la cima più alta del Gran Sasso, nel 1573. Il docufilm, sponsorizzato dal Cai, ha ottenuto il Premio del pubblico Miglior film di alpinismo. «Questo riconoscimento mi ha sorpreso molto», racconta Cococcetta, classe 1982, «del resto, un festival internazionale come quello di Trento raccoglie contributi da tutto il mondo. La nostra è stata l’unica storia riguardante gli Appennini e siamo riusciti ad avere la meglio su produzioni dedicate alle Alpi o all’Himalaya che sono le più gettonate nei film di questo tipo». La storia (prodotta da Visioni Future) è ispirata alla piccola spedizione con cui Francesco De Marchi, il 19 agosto del 1573 scalò dunque il Corno Grande. Un record per l’epoca: raggiungere una vetta per la curiosità di salire quella che lui riteneva la montagna più alta d’Italia. La cronaca di questa spedizione anticipa di ben 213 anni quella del Monte Bianco compiuta da Balmat e Paccard l’8 agosto del 1786, ritenuta alla base dell’alpinismo moderno. Sono le parole di De Marchi, interpretato da Massimo Poggio, a guidare il racconto. Intrecciato alla ricostruzione storica, con costumi d’epoca, un racconto documentaristico in cui esperti e conoscitori dell’impresa, come Vincenzo Brancadoro, gli storici Stefano Ardito e Roberto Mantovani, l’alpinista Hervè Barmasse, il geologo Mario Tozzi, contestualizzano la scalata descrivendone le difficoltà, la misurazione della vetta e la geografia dei luoghi, lo stato del ghiacciaio del Calderone, i commerci di lana e pelli che avvenivano tra L’Aquila e Teramo, passando per Campo Imperatore. Cococcetta si è sempre dimostrato attento al territorio e mercoledì alcuni suoi contributi video di Collemaggio sono stati utilizzati per Art Night di Neri Marcorè.
Cococcetta, come ha iniziato a lavorare su questa impresa?
Casualmente. Qualche anno fa, degli amici alpinisti mi hanno raccontato questa storia che mi ha incuriosito. Ho iniziato a scavare, scoprendo che questa impresa era sepolta da quasi 400 anni tra le pagine di un vecchio libro di strutture militari. Solo ne1930, grazie al Cai, si è iniziato a parlarne ed è venuto fuori questo racconto appassionante, anche dal punto di vista letterario. Nello sviluppare il progetto, mi sono reso conto che le cronache di De Marchi erano ricche di dettagli legati alla montagna, dalla conformazione del ghiacciaio alla presenza di acqua, fino a un’analisi sui commerci e la vita delle comunità. Un racconto, peraltro, visto con gli occhi di un ingegnere. Per questo motivo, il documentario mi sembrava un modo agevole per raccontarlo.
I titoli di coda attestano collaborazioni con più esperti.
Mi sono affidato ad alcuni studiosi di economia del territorio e a Mario Tozzi, geologo, che si occupano di cambiamenti climatici. Allo stesso modo su altri temi: Hervè Barmasse ha ripercorso una parte dell’ascesa descrivendone gli aspetti dal punto di vista alpinistico. Nella stessa maniera due storici, Ardito e Mantovani parlano invece della vicenda biografica del personaggio e di come si svolse questa impresa nel Cinquecento. Si parla anche di cambiamenti climatici con il geologo Tozzi.
Alla struttura documentaristica ha aggiunto una ricostruzione con elementi di fiction.
Questa combinazione mi è venuta per rendere più fruibile l’opera, che altrimenti sarebbe stata troppo densa di contenuto.
Che feedback ha avuto dalla comunità aquilana alla notizia del premio?
Ho ricevuto tantissimi messaggi di gente che non vede l’ora di poter assistere alla proiezione. Quella di Trento è stata un’anteprima assoluta. Mi auguro che dal prossimo autunno il film venga distribuito nelle sale.