l’intervista 

Di Tonno: «Così insegno a recitare» 

L’attrice racconta la sua vita in scena e in cattedra a Montesilvano

MONTESILVANO. Non solo cantanti e strumentisti. La Scuola civica di musica di Montesilvano si è arricchita con un dipartimento dedicato all’affascinante mondo della recitazione, ed è diventata Scuola civica di musica e teatro. Direttrice artistica del nuovissimo dipartimento è l’attrice montesilvanese, Tiziana Di Tonno. Il nuovo ramo della scuola prevede corsi rivolti a bambini, ragazzi e adulti. Le lezioni avranno luogo a Palazzo Baldoni e saranno tenute da Tiziana Di Tonno, Valentina Papagna e Aldo Inda. Ne parla al Centro Tiziana Di Tono.
Come sta vivendo questa nuova esperienza?
La scuola di teatro è una novità assoluta per Montesilvano. Sono felicissima che il sindaco mi abbia proposto questa direzione e che la città abbia finalmente questa istituzione, attesa da molto tempo. Mi sono sempre confrontata con la mia città in termini artistici. Ho vissuto il teatro con il Cinema Diana, dove ho fatto i primi spettacoli. Sto vivendo questa esperienza con grande eccitazione, ma anche con un po’ di agitazione. Sento tanta responsabilità addosso, ho voglia di creare e costruire. Ho un importante bagaglio di esperienze, teatrali e cinematografiche, e anche di studio, perché continuo a formarmi. Ho la giusta maturità artistica per poter insegnare ed educare a una forma d’arte che ho sempre amato.
Cosa rappresenta per lei la recitazione?
L’espressione massima della vita, un’esplorazione continua. Il teatro ti dà la possibilità di entrare nell’animo di un personaggio, dell’autore, e di metterti in relazione con il pubblico. Ha una trasversalità immensa.
È tornata a vestire i panni di Fania Fénelon, pianista e cantante francese deportata nel campo di concentramento di Auschwitz. Lo ha fatto a Parma, in occasione della Giornata della Memoria, con l’Orchestra femminile del Mediterraneo. Cosa le ha lasciato questo personaggio?
È stato un grande successo. Un’accoglienza piacevolissima in una città che quest’anno è capitale della cultura. Fania mi ha lasciato la forza, il coraggio, la dignità dell’artista e della persona, la forza di essere riuscita a superare le crudeltà che ha vissuto. Riesce a mantenere sempre viva la luce della libertà come valore. Ha avuto la forza di raccontare, di lasciare una traccia nella storia.
Con l’Orchestra femminile ha partecipato a diversi spettacoli che avevano al centro tematiche di impatto e di stretta attualità. Uno è “Rosamara”, che parla di migranti di ieri e di oggi.
“ Rosamara” racconta i destini di due donne, vissute in epoche diverse. Due destini somiglianti. Io interpretavo Rosa, una donna del primo Novecento che, mossa dall’amore per il figlio, lascia tutto per andare a cercarlo in America.. Un destino che la accomuna all’altra protagonista, Amara, che invece vive nei nostri giorni. C’è poi il mare, interpretato dall’orchestra, il mare che dà e che toglie. È stata un’esperienza molto interessante anche per l’esplorazione della lingua: canto una ninna nanna in siciliano.
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