Estate itinerante per Olivieri con Non è mai troppo Abruzzo 

L’attore, regista e comico pescarese torna in scena nei panni di un professore Si parte martedì alle 21.15 all’Aurum, poi a Popoli, Fossacesia, Roccacaramanico

PESCARA. Sette gli appuntamenti di “Non è mai troppo Abruzzo”, il minitour estivo della nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo che vede in campo l’attore, regista e comico pescarese Vincenzo Olivieri, stavolta nei panni di un professore. La “lezione” in questione ripercorre le origini della regione attraverso la lingua, la geografia, la storia, la cultura, gli usi e i costumi che la modernità ha modificato facendone perdere di vista l’importanza e l’influenza che hanno avuto sulle popolazioni che ne hanno abitato i territori.
Attraverso un racconto tra ironia e riflessione – all’ombra dello slogan «Vi insegno la bellezza!» – , Olivieri percorrerà, insieme agli spettatori, un viaggio nel tempo e nello spazio all’interno delle peculiarità abruzzesi. Lo scopo è quello di presentare in chiave ironica e culturale il “mondo” abruzzese in modo semplice, divertente ma soprattutto didattico. Si parte martedì 5 luglio (ore 21.15) all’Aurum di Pescara, all’interno del calendario CulturAurum 2022 (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria).
Domenica 17 luglio, l’appuntamento è alla Scalinata della Trinità di Popoli. Giovedì 21 luglio sarà la volta di Manoppello, mentre il giovedì successivo l’appuntamento con lo spettacolo è in viale San Giovanni in Venere a Fossacesia. Nel mese di agosto Olivieri porterà la sua comicità in piazza Callarone a Roccacaramanico (giovedì 11) e al Castello Marcantonio di Cepagatti (venerdì 26). Ultima data programmata a Pietranico il 13 settembre. «Oggi nel mondo si studia moltissimo la dialettologia italiana, proprio nel momento in cui in Italia, al contrario, si studia sempre meno nelle varie cattedre universitarie e in particolare nelle regioni del sud, quasi come se ci si vergognasse delle proprie origini in quanto remora di un passato negativo fatto di povertà, fame, miseria e di sottosviluppo culturale», valuta Antonio Sorella, ordinario di Linguistica italiana dell’università D’Annunzio Chieti e Pescara. «Invece il dialetto può essere recuperato come un qualcosa in più rispetto alla conoscenza dell’italiano che un po’ tutti ormai abbiamo e come anche patrimonio culturale in qualche modo da esportare e far conoscere, così come le bellezze della nostra regione».