Fabio Genovesi al Fla: «Amo il mare, scrivo sempre guardandolo» 

L’autore a Pescara per presentare il suo libro “Oro puro” «L’Abruzzo mi incanta, è una terra dalla forza magica»

PESCARA. La scoperta dell’America è avvenuta per caso, anzi per sbaglio, grazie a un “giovane mozzo inesperto” di cui non si conosce praticamente nulla. A dare un’identità a quel personaggio, che causò il naufragio della Santa Maria e l’insediamento della prima colonia europea in America, è lo scrittore toscano Fabio Genovesi, premio Strega Giovani nel 2015 con il romanzo Chi manda le onde, che lo rende protagonista del suo Oro puro (Mondadori), che oggi alle 21, all’Auditorium Petruzzi di Pescara, approderà al Fla Festival di Libri e Altrecose con un reading.
Da dove nasce l’idea?
«L’idea è nata quindici anni fa, mentre leggevo i diari di Colombo. Mi sono reso conto che a quel naufragio storico e a quel mozzo inesperto erano dedicate solo tre parole, perché si preferisce scrivere di potenti e non di persone comuni che davvero fanno la storia. Sono andato in Spagna, ho indagato tanto su di lui senza trovare nulla. Così, me lo sono inventato. Ci ho messo quindici anni per trasformare tre parole in quattrocento pagine».
Le piacerebbe un giorno scoprire la vera identità di quel giovane o teme che potrebbe essere troppo diverso dal suo Nuno?
«Da un certo punto di vista sono molto curioso. Dall’altro, siccome a me non piace inventare i personaggi ma mi piace stare lì e aspettare che mi si raccontino da soli, magari in sogno o mandandomi dei segnali, ho la presunzione di pensare che questa sia la sua vera storia. Per cui il rischio è che, se venisse fuori che è tanto diverso, rimarrei deluso».
Nella sua vita, c’è stata una “scoperta dell’America” avvenuta per caso?
«Ce ne sono state tante. Quando ancora facevo altri lavori, un giorno mi diede appuntamento una casa editrice romana di medie dimensioni. Andai alla stazione del mio paese tutto emozionato, ma c’era lo sciopero dei treni. Così entrai in un bar disperato e incontrai una persona che lavorava per una grande casa editrice milanese. Ho cominciato così. Questo libro l’ho scritto anche per far capire quanto sia importante il caso nella vita. È un inno al vivere senza calcoli, senza progettualità. Si dice che il treno delle grandi occasioni nella vita passa una volta sola, ma forse è meglio perderlo».
Due elementi ricorrenti nei suoi libri sono il mare e la sorpresa. Quanto sono importanti per lei?
«Io amo alla follia il mare e ogni giorno scrivo guardandolo. Mi ricorda, con la sua enormità, quanto siamo piccoli e quanto dobbiamo essere felici di far parte di qualcosa di così grande. Per quanto riguarda la sorpresa, il problema di oggi è che essendo tutto calcolato, quando c’è qualche imprevisto non si prende più come una sorpresa, ma come un problema. Oggi anche con i social, noi passiamo la vita cercando di stupire gli altri, ma non ci stupiamo più, e questa è una grave perdita».
Dopo numerosi libri ambientati in Toscana, ultimamente ha cambiato orizzonti. È stanco di raccontare il suo territorio?
«Di recente mi hanno chiesto di fare un seguito di Morte dei Marmi. Ma per me è onesto fare quello che senti di fare e non riscrivere qualcosa perché è andata bene. Io su quel tema ho scritto tutto quello che sentivo di scrivere, tutto il resto sarebbe un approfittarsi o una bugia. In questo momento mi entusiasma raccontare altro, però portando sempre dentro casa mia, perché gli occhi sono i miei».
È già al lavoro su un nuovo libro?
«Ora sto lavorando sul progetto del teatro. Però ho già delle idee. Questo è il momento che per tanti autori è terrorizzante perché non sanno se troveranno un’idea. Per me, invece, è il periodo più bello perché ritorna il tema della sorpresa. È un po’ come quando sei solo e ti chiedi “chissà chi sarà la prossima persona che bacerò”».
Da scrittore a lettore. Cosa le piace leggere?
Mi prendono in giro perché non leggo mai quello che stanno leggendo gli altri. Mi ritrovo sempre a leggere cose vecchissime. Sono innamorato dei libri dei grandi autori sudamericani, da Marquez in poi, e degli arabi. Mi piacciono anche gli americani come John Fante, o Knut Hamsun tra gli europei. Non mi piace la letteratura contingente perché non la trovo attuale, ma già vecchia. Mi piacciono i libri senza tempo e dai tempi non frettolosi».
Che rapporto ha con l’Abruzzo?
«Da sei anni sono la voce che durante il Giro d’Italia su Rai2 racconta le tappe e l’Abruzzo è una regione che le ospita spesso. È una terra speciale che mi incanta perché ha una forza magica. Da gennaio ci starò un bel po’ perché il prossimo spettacolo di Angela Finocchiaro a teatro sarà sul mio libro Il calamaro gigante e le prove saranno ad Avezzano».
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