Falconi, 91 anni (oggi) colorati: mi piacerebbe parlare ai giovani, la mia aspirazione è l’immortalità

TERAMO. «L’arte mi ha dato un cuore giovane, ma il corpo se ne frega e questo mi crea uno scompenso. Ma è questo squilibrio, tra il cuore e l’età, che non mi fa mai perdere il contatto con la realtà...

TERAMO. «L’arte mi ha dato un cuore giovane, ma il corpo se ne frega e questo mi crea uno scompenso. Ma è questo squilibrio, tra il cuore e l’età, che non mi fa mai perdere il contatto con la realtà e l’arte». Compie oggi 91 anni, ottimamente portati, Gigino Falconi, nato il primo giorno di primavera del 1933. E dall’alto di quel numero il maestro della pittura figurativa festeggia il compleanno nel modo più congeniale, con una mostra. “Bellezza creativa”, maestosa rassegna di una quarantina di opere, promossa a Teramo dal Comune e curata da Giuseppe Bacci e Lino Befacchia, è stata inaugurata il 16 marzo a L’Arca, dove resterà allestita fino all’11 aprile. Colto, arguto, impertinente, inquieto, il grande artista («nato a Teramo da genitori teramani», tiene a dire) in occasione del vernissage ha risposto alle domande del Centro.
Maestro, la mostra celebra il suo compleanno e 75 anni di pittura. Il prossimo traguardo?
Aspiro all’immortalità (ride). Ci tenevo al riconoscimento dei 75 anni di pittura e mi piacerebbe parlare ai giovani, anche per scoraggiarli. A volte ci si illude di essere grandi pittori e si finisce falliti.
Bilancio personale e generale sullo stato dell’arte?
Dopo 75 anni di tentativi sto ancora imparando a dipingere. A volte entro in crisi. Nella mia generazione non abbiamo avuto maestri, siamo quasi tutti autodidatti. Prima c’erano le botteghe, dove il maestro ti insegnava tutto. E si insegnava pittura nelle accademie “per chiara fama”, oggi si entra per titoli, anche se non hai mai dipinto. Può andare avanti così la pittura? Però ci sono pittori giovani, sui 50-60 anni (sic!), che sanno dipingere e portano avanti una rinascita della figurazione. La rovina dell’arte attuale sono le mode, le aste, le vendite televisive. Il guaio sono anche certi critici prezzolati. Prima erano grandi intellettuali, Valsecchi, De Micheli, Micacchi, Morosini, non li trovavi nei salotti ma nelle biblioteche. Oggi chiunque arriva dice “sono uno storico dell’arte”, ma sono ignoranti.
Quanto è importante la mano, saper disegnare?
Il disegno è alla base della pittura, ma non è la cosa fondamentale dell’arte. Conta di più quello che hai dentro, la personalità.
Tornando all’insegnamento, è stato professore di disegno nelle scuole medie per vent’anni. Che ricordo ha dell’esperienza?
Sono stati gli anni più noiosi della mia vita.
Conosce profondamente la storia dell’arte, questo la rende così severo?
Conosco troppo la storia dell’arte per non essere scontento. Nel ’900, fino agli anni ’50, la pittura è stata valida, con artisti straordinari, a partire da Picasso, che ha sfasciato tutto, e poi Duchamp, una bestemmia nell’arte, fino a Bacon. S’è perduto il senso della pittura, che oggi è una catena, una moda tira l’altra.
Nella sua arte è evidente l’influenza nordica, cosa l’affascina di quella pittura?
Amo la sua chiarezza. Il Rinascimento gotico è più duro, più realistico rispetto al nostro Rinascimento, più piacevole e sereno. Ne sono stato influenzato, arrivando a un realismo che definisco nordico-magico».
Ama dipingere le donne. Nel ciclo “Ragazze per sempre” ha ritratto prostitute francesi, quasi per riscattarle.
Nel mio ritorno al figurativo dopo l’Informale ho iniziato a riprodurre da vecchi dagherrotipi queste donne, per la bellezza e la libertà di fine '800 inizio '900, l’atmosfera parigina. Sono come tante scene di un’unica commedia esistenziale al femminile. Amo le donne, sono meglio degli uomini, più interessanti e gradevoli a livello fisico e spirituale.
Il suo metodo di lavoro? Come si snoda la sua giornata?
Sono molto noioso, metodico, mi alzo tra le 7 e le 9, cerco di lavorare fino alle 11 e poi faccio pausa per il caffè. Dopo pranzo dormo un paio d’ore. E poi lavoro dalle 15.30 a mezzanotte, tutta una tirata, la pittura richiede impegno. Sono anche molto ordinato, non mi piace la confusione, né nella vita né nel lavoro.