Esce oggi L’album orchestrato dal maestro abruzzese melozzi 

Il viaggio di Nicolò Fabi: arriva “Meno per Meno”

Un nuovo progetto discografico per Niccolò Fabi, che fa un punto su quanto fatto e trova il modo di rivivere i suoi 25 anni di canzoni. Esce oggi il suo nuovo album “Meno per Meno”, nato dall’esperien...

Un nuovo progetto discografico per Niccolò Fabi, che fa un punto su quanto fatto e trova il modo di rivivere i suoi 25 anni di canzoni. Esce oggi il suo nuovo album “Meno per Meno”, nato dall’esperienza del concerto dello scorso ottobre all'Arena di Verona, anche se non è un live.
«Questo disco ha una storia a sé», spiega il cantautore romano, «e non è uguale ai suoi predecessori. Non corrisponde alla creatività espressa in un’unità di tempo, ma a un’unità di suono che ha avuto nel concerto all’Arena di Verona il suo motivo ispiratore. E non è un disco live perché quelle esecuzioni sono state solo per chi c’era. Invece le orchestrazioni di Enrico Melozzi (il maestro abruzzese che con la sua Orchestra notturna clandestina tornerà ad accompagnare l’artista da aprile con un tour nei teatri che il 6 maggio arriverà al teatro Massimo di Pescara ndr) abbiamo deciso di renderle disponibili a tutti registrandole in studio».
Il nuovo progetto dedicato a quel momento di musica condivisa con il suo pubblico a Verona è stato anche l’occasione per trovare un luogo adatto a ad alcune canzoni nuove. Dieci i brani in scaletta, 6 già editi e vestiti per l’occasione dagli arrangiamenti orchestrali e 4 inediti. «Unire il mio mondo sonoro con l’Orchestra notturna clandestina di Melozzi», aggiunge Fabi, «ha dato poi la possibilità a 4 canzoni inedite, che forse avrebbero aspettato anni per vedere la luce, di vestirsi con lo stesso abito di quelle già edite e di trovare così il coraggio di uscire».
Venticinque anni di note, canzoni e racconti che per Fabi sono stati scanditi da numerose tappe, non solo da intendersi in termini strettamente musicali. «Al Festival di Sanremo con “Lasciarsi un giorno a Roma” ho capito la mia incompatibilità con quel tipo di mondo. Ho avuto la percezione che non era quello che mi faceva stare bene. Con l’album “La cura del tempo” ho sentito che le cose andavano nel modo giusto e al concerto all’Arena di Verona con Daniele Silvestri e Max Gazzè ho sentito tutto l’affetto del pubblico. Lì ho capito che la direzione che avevo deciso di prendere era quella corretta. Il disco successivo a quella consapevolezza acquisita, “Una somma di piccole cose”, è quello che forse sento più mio». Un linguaggio in musica, quello di Fabi, con il racconto in primo piano e la volontà di farsi ascoltare nel momento giusto. Né prima né dopo. «Invecchiare con dignità è spesso difficile da fare, artisticamente parlando. Non ho mai avuto la smania di esserci a tutti i costi, quanto piuttosto il desiderio di raccontare un viaggio tra meccanismi umani e sociali. Il mio linguaggio è sempre rimasto lo stesso. Forse la scrittura si è modificata negli anni. Non sono un talento naturale, imparo da quello che faccio».
L’Arena di Verona è anche uno dei luoghi, tanti, che hanno testato il rapporto tra Fabi e il suo pubblico. «Il rapporto è naturalmente cambiato con il tempo», commenta il cantautore, «come nelle vicende amorose. C’è un innamoramento iniziale sul quale convergono tutte le energie. Poi, attraverso gli anni, si ha tutto il tempo per conoscersi e approfondire. Si diventa compagni di vita». Delle recenti proposte di istituzione di un albo dei critici e di iniziative dedicate a privilegiare la musica italiana, Fabi dice: «Mai come oggi si è ascoltata tanta musica italiana quindi non ha senso parlare di esterofilia musicale».