In un saggio la vita di Cruillas, il figlio segreto del Vate

Il giovane nacque a Francavilla da Maria Gravina d’Annunzio non lo riconobbe ma lo amò molto

PESCARA. Le turbolente e quanto mai irrisolte vicende familiari di Gabriele d'Annunzio tornano a solleticare l'interesse di uno dei più valenti biografi del Vate, l'abruzzese Franco Di Tizio, che dopo il fondamentale studio su “Cicciuzza”, la figlia prediletta (e riconosciuta) del poeta, indaga la controversa personalità di Gabriele Cruillas nel libro “Gabriele Cruillas, il figlio non riconosciuto da d'Annunzio” (Ianieri Edizioni, 20€), proprio in questi giorni in libreria.

La domanda che sorregge l'intera opera è chiara: Cruillas fu veramente il figlio naturale di d’Annunzio e della principessa Maria Cruyllas Gravina? Oppure, come hanno sostenuto i biografi dannunziani, è stato il figlio che la Gravina ebbe con il suo servitore Rocco Pesce? Qui Franco Di Tizio cerca di riportare l’attenzione sulla «nobile» – come intende qualificarla – figura del Cruillas e si appella a tutti coloro che possano adoperarsi affinché venga finalmente chiarita la identità paterna di quest’uomo, rivolgendosi direttamente in esergo al testo al presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri. L’autore specifica che oggi, avendo il dna di d’Annunzio, si potrebbe accertare la paternità di Cruillas, attraverso i pronipoti o, al limite, tramite i resti mortali suoi o dei tre figli. Auspica inoltre che il dilemma possa essere sciolto il prima possibile; e non per una mera curiosità, ma poiché rappresenta un tassello importante della vita del poeta, indispensabile per i futuri studi dei biografi dannunziani.

Gabriele Cruillas è nato a Francavilla, nel Villino Mammarella dove d’Annunzio abitò dal 1894 al 1897. È nato, secondo quanto si riesce a percepire dal libro, dalla principessa Maria Gravina e da d’Annunzio, anche se quest’ultimo non volle riconoscerlo per non essere accusato di adulterio, essendo sposato con Maria Hardouin di Gallese. D’Annunzio disse che era figlio del suo stalliere, e pertanto con questo espediente nel 1897, proprio l’anno in cui nacque il figlio, si allontanò da Francavilla per andare ad abitare alla Capponcina. Cruillas, nonostante non fosse stato riconosciuto dal poeta, gli fu molto legato e riuscì a divenire, al contrario degli altri 4 figli del Vate, un personaggio importante nella sua epoca. Fervente cattolico, fu scrittore e poeta, ed è stato, durante la seconda guerra mondiale, il fondatore delle Camicie Verdi, comandante di migliaia di uomini, tra cui alcuni generali e molti colonnelli. Dopo la caduta di Mussolini cercò di prendere il suo posto, alleandosi con quei fascisti non coinvolti politicamente e con tutti gli antifascisti; ovviamente questo disegno non si compì perché gli americani non accettarono il suo doppio gioco. Fu così imprigionato e condannato a morte dagli americani, ma liberato dagli inglesi.

Non scoraggiatosi, nel dopoguerra fondò il Partito Nazionale Italiano, che non riuscì ad affermarsi per la presenza della Dc, che spazzò via i partiti minori. In questo libro l'intera esistenza di Gabriele Cruillas è indagata da Di Tizio: vita privata, lavori letterari, i rapporti con la madre, la sorella e l'ingombrante padre, il quale, durante il periodo fiumano, precisamente il 15 agosto 1920, gli rilasciò il documento che riportiamo in alto. Dopo la morte del Cruillas, a Roma il 3 novembre 1979, la figlia Crocetta accusò Piero Chiara e Raffaele Tiboni di aver affermato che il padre era figlio di Rocco Pesce e non di d’Annunzio. Chiara annunciò sul Corriere della Sera che prendeva atto delle parole di Crocetta, mentre Raffaele e Edoardo Tiboni si affidarono al giudizio della Corte. Il processo, che iniziò il 25 giugno 1979, si concluse con l'assoluzione degli imputati («il fatto non costituisce reato». Sentenza confermata dalla cassazione nel 1985. Del resto sarebbe stato impossibile decidere con certezza la paternità, poiché all’epoca non vi erano prove ritenute inequivocabili. Con la scoperta del dna di d’Annunzio, annunciata 12 marzo 2015, il dilemma, che perdura da quasi 110 anni, potrebbe essere a un passo dalla risoluzione.

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