La Campagna di Russia in un film a Lanciano 

Al Ciak City da oggi fino al 26 gennaio la pellicola “Bassil’ora” con protagonista un reduce centenario

LANCIANO. A ridosso del 77esimo anniversario della Battaglia di Nicolajewka, simbolo delle tragiche vicende dell’armata italiana in Russia durante la seconda guerra mondiale che coinvolse anche molti alpini del battaglione L’Aquila, arriva anche a Lanciano al CiakCity da oggi fino al 26 gennaio (oggi alle 18.30, domani alle 20.30, il 22 gennaio alle 18.30, il 23 gennaio alle 20.30, il 24 gennaio alle18.30, il 25 gennaio alle 20.30, e il 26 gennaio alle 18.30), il film “Bassil’ora”, un intenso racconto della Campagna di Russia, per la regia di Rebecca Basso, raccolto dalla viva voce di uno dei suoi ormai rarissimi superstiti, il centenario Giuseppe Bassi. Fra foto di repertorio, disegni, animazioni e l’incontro con l’attrice Karina Arutyunyan, discendente ideale e reale di quel popolo che fu coprotagonista di questa cupa vicenda, il film documentario è una testimonianza di una storia lontana ma ancora presente. Su tutto domina il sorriso e l’occhio luminoso di Giuseppe Bassi, con il suo bagaglio di cent’anni di vita.
Il film è reduce dal Premio Confod (miglior documentario) all’Italian Film Festival di Cardiff e della Menzione Spciale della Giuria Critica all’Asti Film Festival. Il documentario si concentra sulla storia di due personaggi principali, molto vicini emotivamente ma, dal lato formale, opposti. Uno è reale, Giuseppe, così come reale è la sua storia; l'altro invece è inventato, Katerina, in questo modo si mescola il reale alla finzione.
«Raccontare la storia di Giuseppe», dice la regista Rebecca Basso, « è stato per me un modo di mostrare la sua bellissima anima, forte e piena di umanità, nonostante le tante avversità che ha dovuto affrontare. Questo film ha permesso di sostenere ciò che per lui è una cosa davvero molto importante, una vera e propria missione: mantenere viva la memoria della tragedia che è stata la prigionia dei soldati italiani in Russia. Giuseppe Bassi ha vissuto momenti terribili. ha visto l’essere umano privato della sua dignità, ha scampato la morte in molte occasioni e in molte altre ancora ha visto morire i suoi compagni. Ha affrontato con coraggio la prigionia nei campi di concentramento e, nonostante tutto, racconta la sua storia sempre con il sorriso sul volto, arrivando persino a giustificare i suoi carcerieri: porta un messaggio di pace, di fratellanza, che vuole essere anche un’esortazione per le nuove generazioni a vivere in armonia».
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