La lista di Nigro delle “Cose per cui vale la pena vivere” 

L’attore di cinema (amatissimo da Ozpetek), televisione e teatro porta a Pescara lo spettacolo vincitore del Premio Enriquez 2022 di cui è interprete e regista

PESCARA. Con i suoi occhioni blu e la recitazione febbrile Filippo Nigro è uno degli attori italiani più capaci di trasmettere emozioni al pubblico, che ha imparato a conoscerlo e apprezzarlo nei film di Ferzan Ozpetek, fin da “Le fate ignoranti” oltre vent’anni fa. Sarà così pure con “Every brilliant thing – Le cose per cui vale la pena vivere”, spettacolo vincitore del Premio nazionale Franco Enriquez 2022, che Nigro porterà al teatro Massimo di Pescara sabato 4 maggio (ore 21), presentato da Patagonia Pictures.
Della pièce di Duncan Macmillan e Johnny Donahoe (traduzione Michele Panella) Filippo Nigro oltre che interprete è anche regista insieme a Fabrizio Arcuri. Co-produzione di Css Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia e Sardegna Teatro, espressione del teatro contemporaneo più recente, “Every brilliant thing” è un lavoro del 2013 scritto dal britannico Macmillan insieme a Donahoe che ne è stato pure il primo interprete al debutto in palcoscenico. Autobiografia brillante scandita da liste di “cose per cui vale la pena vivere”, la pièce è stata presentata per la prima volta al Festival di Edimburgo e poi ha girato in molti teatri tra Inghilterra, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda prima di giungere in Italia nel 2021, nell’edizione che il 4 maggio arriverà a Pescara.
Filippo Nigro, affermato attore di cinema, televisione e teatro, porterà in scena il racconto appunto delle liste di cose per cui vale la pena vivere, per fornire alla madre un inventario di possibilità. «L’elenco si allunga col tempo, dall’infanzia alla vita adulta, fino a enunciare un milione di valide ragioni» si legge nelle note di regia «La lista che ne scaturisce – e che il protagonista condivide con chi lo ascolta, con tono confidenziale, coinvolgente, intimo – è imprevedibile, emozionante e personalissima, fatta di episodi e aneddoti catturati al volo dal protagonista a margine di libri, scontrini e sottobicchieri del pub». Fondamentale nella versione di Nigro la complicità degli spettatori in teatro (ovviamente diversi da una recita all’altra e quindi elemento imprevedibile e destabilizzante), così come una scrittura registica che dà ritmo e divertimento, toccando al contempo con sensibilità e rispettosa “leggerezza” il complesso e delicato problema della depressione. Alla fine la lista sarà più utile al protagonista che alla madre: «Se vivi tanto a lungo e arrivi alla fine dei tuoi giorni senza esserti mai sentito totalmente schiacciato, almeno una volta, dalla depressione, beh, allora vuol dire che non sei stato molto attento!».