«La mia vita da custode dell’eremo di Celestino V» 

Stefano Ricottilli un ex postino in pensione accoglie da trent’anni con uno sorriso  chiunque arrivi in questo angolo di pace e silenzio a Sant’Onofrio al Morrone

Se c’è un luogo del cuore per la gente peligna non può che essere l’eremo di Sant’Onofrio al Morrone vicino a Sulmona. Lo sa bene Stefano Ricottilli, 74 anni, postino in pensione, che, da oltre trent’anni, con la pioggia d’autunno o sotto il sole di agosto, si incammina su quel sentiero che, con lo sguardo sull’Abbazia celestiniana, conduce a quell’eremo tra i monti, dimora d’elezione di San Pietro da Morrone. Stefano Ricottilli è diventato così di fatto il custode d’elezione quel luogo e di un pezzo di storia della comunità locale. A titolo del tutto volontario e gratuito, accoglie con uno schivo sorriso chiunque arrivi in quell’angolo di pace e silenzio sul Morrone, che si affaccia sui resti del tempio di Ercole Curino.
«L’apertura dell’eremo di Sant’Onofrio è un impegno che ho scelto e che porto avanti con piacere da oltre trent’anni», racconta Stefano, «sia per il mio legame personale con questi luoghi, sia perché so e ho avuto modo di constatare col tempo quanto la gente sia affezionata a questo posto».
Non solo gente del luogo, ma anche tanti turisti che, specialmente in primavera e nei fine settimana d’estate, salgono in centinaia in quell’angolo di montagna in cui si narra che Pietro l’eremita fu raggiunto dai messi papali che gli annunciarono l’elezione al soglio pontificio col nome di Celestino V, incarico da cui abdicò dopo pochi mesi.
Proprio l’eremo celestiniano, risalente al Duecento, è tra i luoghi più votati nell’ambito della decima edizione del censimento nazionale “Luoghi del cuore” del Fai (Fondo ambiente italiano), occupando al momento il sesto posto della classifica nazionale. «Di visitatori ce ne sono sempre stati», racconta ancora il “custode” dell’eremo, «ma negli ultimi periodi ho notato un ulteriore incremento di persone: in tanti, tantissimi vengono a visitarlo, specie nel fine settimana».
Il sabato e la domenica, quando il tempo lo permette, il luogo sacro è sempre aperto; nel mese d’agosto lo sarà tutti i giorni, sempre nel rispetto delle regole che l’emergenza sanitaria determinata dal Covid-19 impone. Subito dopo la riapertura, al suo telefono sono riprese ad arrivare richieste di informazioni.
A Sant’Onofrio al Morrone, ancora oggi si può visitare la grotta che fu rifugio e “letto” del santo eremita, oltre alla cappella con affreschi trecenteschi e a uno straordinario panorama, che regala la vista sull’Abbazia celestiniana, monumentale complesso, voluto proprio dal papa-eremita a metà del 1200. Sarà per tutto questo, ma anche per quella speciale atmosfera di pace e di accoglienza di cui si può godere da lassù che l’Eremo è, attualmente, il “Luogo del cuore” Fai più votato d’Abruzzo. Da qui, da circa quarant’anni, nel mese di agosto, parte la fiaccola che inaugura la Perdonanza aquilana, e il 19 maggio, un’altra “piccola Perdonanza” che giunge alle frazioni pedemontane in ricordo della morte del Santo.
Il comitato “Custodi dell’Eremo di Celestino V” che sta promuovendo la raccolta di firme per il luogo celestiniano, è nato con l’obiettivo di recuperarlo a una piena e migliore fruibilità, specie dopo le difficoltà sorte in seguito al terremoto del 2009 e all’incendio del Morrone del 2017. «Questi luoghi avrebbero certamente bisogno di interventi per renderli ancora più fruibili da parte dei turisti», aggiunge Stefano Ricottilli. In tanti sottolineano la necessità di un punto ristoro per rinfrescarsi e bere qualcosa per poter affrontare la salita che conduce all’eremo. In effetti la struttura ci sarebbe già, poco prima dell’inizio del sentiero, ma è dismessa e spesso oggetto, in passato, di ruberie e atti vandalici. Per ora della sua salvaguardia si occupano da sempre sia privati cittadini che associazioni locali, ma se si chiede alla gente del posto dell’eremo, vi sentirete rispondere: «Stefano, chiamate Stefano!». E lui sarà lì ad accogliervi, con sorriso discreto, un bicchiere d’acqua e il profumo del suo caffè.
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