Le sculture di luce e colore di Zenobio 

Il maestro mosaicista abruzzese di spessore internazionale espone alla Margutta di Pescara le sue opere preziose e pop

PESCARA. “Espressioni del mosaico contemporaneo: non solo mosaico…”. Bruno Zenobio, maestro mosaicista progettista nativo di Atri, artista di spessore internazionale, fa suo con una “provocazione” il tema della personale che Galleria Margutta di Pescara gli dedica da oggi (inaugurazione alle 18) a cura di Piera Di Nicolantonio.
Sculture in mosaico, «reperti siderali» realizzati con smalti vetrosi, ori di Venezia, marmi policromi. Una ventina di lavori dell’ultima produzione frutto della sua primaria ispirazione: manufatti dell’artigianato meccanico, archeologico, modernariato. Alla ricerca della bellezza, dell’armonia degli effetti visivi, le sculture di luce e colore create da Zenobio raccontano l’arte del mosaico contemporaneo. Le tessiture dei suoi assemblaggi raccontano della commistione di materiali umili e nobili.
Materiali disparati come piatti rotti, cocci di bottiglia, ferro, legno, dialogano con la foglia d’oro, piastre vetrose provenienti dalle fornaci di Venezia. Gusto dell’antico e del moderno che il maestro mosaicista legge come «convivenza», «metafora dell’esistenza fatta di diversità, miseria e nobiltà poste sullo stesso piano narrativo come nella società in cui viviamo, ciò che rispecchia l’essenza dei rapporti umani». La personale originalità nel “sentire” la composizione del mosaico ha portato l’artista, da trent’anni attivo nella sua casa studio a Roseto, a riconoscimenti lusinghieri nel panorama del mosaico contemporaneo. «Tradizionalmente», osserva, «il mosaico è stato considerato parietale o pavimentale. Io ho voluto riportarvi il colore, creare bassorilievi a mosaico con l’inserimento di oggetti da archeologia industriale o di antiquariato: così l’oggetto dialoga con il tempo, crea suggestioni, diventa contemporaneo». Come si racconta nel bel filmato “Tessera dopo tessera” realizzato dal regista teramano Marco Chiarini nella casa studio dell’artista a Roseto, tutto parte dalla tessera frantumata, dalla sua bellezza inserita in un contesto in cui può formalmente convivere con altri elementi, colori, forme. «La committenza», racconta Zenobio, «richiede cose di facile comprensione, il volto di una madonna, un cristo, un fiore. Il concepimento d’una scultura per me è qualcosa che va oltre, viene da quello che ho dentro, un’emozione. Un’elaborazione mentale che nasce prima dal taglio a martello delle tessere e dall’assemblaggio. È ciò che intendo per sentire la composizione con pezzi di diverse dimensioni, tagli particolari, non tessere tutte uguali, non solo pasta vetrosa. La ricerca è nel far convivere tutto insieme col risultato migliore. Il significato? È dentro di me». Entusiasta del suo Abruzzo, Zenobio, i cui interventi valorizzano chiese abruzzesi e in Vaticano, dice: «Qui ho trovato la mia dimensione per crescere, non riesco a immaginare altro luogo, altri silenzi e bellezze più suggestive del luogo in cui vivo, adoro i tramonti invernali col Gran Sasso innevato sullo sfondo». In mostra alla Margutta fino a fine maggio, ingresso libero.
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