“Lontano lontano”:  i giovani-vecchi di Di Gregorio

PESCARA. Dal trailer si annuncia delizioso “Lontano lontano” film scritto, diretto e interpretato dal regista e attore di origini abruzzesi (a Penna Sant’Andrea, nel Teramano) Gianni Di Gregorio, che...

PESCARA. Dal trailer si annuncia delizioso “Lontano lontano” film scritto, diretto e interpretato dal regista e attore di origini abruzzesi (a Penna Sant’Andrea, nel Teramano) Gianni Di Gregorio, che firma la sceneggiatura insieme a Matteo Pettenello, con Ennio Fantastichini e Giorgio Colangeli e prodotto da Angelo Barbagallo.
E questo per tanti motivi. Intanto c’è il tratto delicato del regista di “Pranzo di ferragosto” (nel 2008 presentato alla mostra del Cinema di Venezia dove vince il Leone del futuro – premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, quindi ecco il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior regista esordiente) che tra gli altri meriti ha quello di aver sdoganato il vero dialetto romano, dolce e privo di volgarità, e poi perché mette in campo quella condizione esistenziale molto comune, ma non al cinema, della terza età, ovvero dei pensionati.
Il film, che sarà presentato in prima mondiale nella sezione Festa Mobile della 37esima edizione del Torino Film Festival (22-30 novembre) per poi arrivare nelle sale cinematografiche giovedì 5 dicembre distribuito da Parthènos, racconta come non sia mai troppo tardi per dare una svolta alla propria vita anche se si hanno i capelli bianchi e molti anni sulle spalle.
O almeno è quello che pensano o almeno sperano il robivecchi fricchettone Attilio (Fantastichini alla sua ultima incisiva e struggente interpretazione), Giorgetto (Colangeli) e il “Professore” (Di Gregorio), tre pensionati romani sulla settantina stanchi del loro quotidiano arrabattarsi che sognano di scappare in qualche posto esotico dove la loro piccola pensione vale più che in Italia. Sì all’estero, ma dove? E questo è il primo problema che devono risolvere. Quindi cominciano così a raccogliere il capitale necessario, ma non è facile lasciare le proprie abitudini.
«L’idea di questo film nasce da una conversazione con Matteo Garrone», spiega Di Gregorio, «che conoscendomi profondamente mi stimolò a scrivere di un pensionato povero che è costretto ad andare all’estero per migliorare le sue condizioni di vita».
«L’idea mi folgorò», aggiunge Di Gregorio, «e dopo tre anni di lavoro sono arrivato a scrivere prima un racconto, pubblicato da Sellerio (“Poracacciamente vivere” ndr) e poi la sceneggiatura del film». E tutto questo per parlare di un tema «che mi sta molto a cuore: l’istinto buono, quello che abbiamo tutti, certo chi più e chi meno, ma tutti, io credo. Mentre scrivevo queste storie individuali, la realtà delle cose e in questo caso specifico le tragedie in mare legate all’immigrazione, sono entrate prepotentemente nella storia. Ed è nato un nuovo personaggio», continua il regista, «il vero viaggiatore dei nostri tempi, incarnato nel nostro film da Abu, un giovane africano arrivato in Italia con un gommone».
Infine da Di Gregorio, 70 annim un ricordo di Ennio Fantastichini, scomparso il primo dicembre dello scorso anno: «È stato un uomo e un attore straordinario, che nascondeva dietro la sua spumeggiante leggerezza una grande tensione artistica e morale e ha trasformato il suo personaggio in un archetipo. Per tutti noi che abbiamo fatto questo film è un’enorme assenza». Nel cast del film, prodotto da Bibi Film con Rai Cinema in coproduzione con la francese le Pacte, anche Daphne Scoccia, Salih Saadin Khalid, Francesca Ventura, Silvia Gallerano, Iris Peynado, con la partecipazione straordinaria di Galatea Ranzi e Roberto Herlitzka.
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