Mika alla Civitella: «Vi porto il mio circo poetico e felliniano» 

Il folletto del pop tornerà il 16 luglio a incantare Chieti Solo sei le date italiane, una nella suggestiva Arena

CHIETI. Era il 2007 quando, con il singolo Grace Kelly, scalò le classifiche mondiali. Da allora, la sua è una carriera sempre più in ascesa. Il cantautore e showman libanese naturalizzato britannico Mika, al secolo Michael Holbrook Penniman Jr., è impegnato in questi mesi nel tour mondiale che lo porterà a luglio anche in Italia. Tra le location scelte per i sei concerti che saranno ospitati nel nostro Paese c’è l’Arena La Civitella di Chieti, dove Mika, tra i più originali e talentuosi cantautori della scena pop internazionale, si esibì con successo già nel 2016. L’appuntamento è per il 16 luglio alle 21.
Il Centro ha intervistato Mika in occasione della tappa teatina del tour. Ecco cosa ci ha raccontato.
Torna a esibirsi a Chieti. Che ricordo ha del concerto all’Arena La Civitella di qualche anno fa?
Ho un ricordo davvero bello del mio primo concerto a Chieti, era stata una vera e propria festa: il pubblico mi aveva accolto con un calore meraviglioso e non vedo l’ora di ritornare.
Giudice a X Factor, conduttore all'Eurovision di Torino nel 2022 con Alessandro Cattelan e Laura Pausini, il programma Stasera casa Mika. Cosa ama del nostro Paese?
L’Italia è un Paese che non finisce mai di stupirmi. Sono passati ormai diversi anni da quando me ne sono innamorato per la prima volta, ma quello che apprezzo è questo forte spirito di complessità e di diversità: c’è un Nord e un Sud, una varietà di lingue e di culture, che però trovano una sintesi meravigliosa. L’Italia mi ricorda un po’ la cucina di casa mia: mia mamma era libanese mentre il papà statunitense, poi siamo stati in Francia, a Londra… un mix di culture e di tradizioni che nel tempo hanno trovato una grande unità. Forse è per questo motivo che mi sento così vicino all’Italia e agli italiani.
Si è avvicinato al canto grazie a sua madre, dopo i problemi scolastici legati alla dislessia. Che ricordo ha dei suoi esordi e cosa ha rappresentato per lei la musica?
Uno dei miei primi ricordi legati alla musica risale a quando ero ancora un bambino. Avevo sette anni, mi mettevo da solo al pianoforte, non c’erano le mie sorelle o mia madre e sentivo che lì potevo costruirmi il mio mondo. Mi piace pensare che forse già da quei primi momenti avevo cominciato a intuire che poteva esserci una possibilità, che quel semplice mettermi a suonare al pianoforte avrebbe potuto un giorno, forse, cambiare la mia vita. La musica per me è semplicemente l’unico modo che conosco per vivere ed esprimermi. Creare musica, scrivere, esibirmi. Senza questo non esisto.
È stato accostato a icone della musica come Freddie Mercury. Come la fa sentire?
La cosa ovviamente mi lusinga. Freddie era un genio, uno dei migliori di tutti i tempi. Un po’ di anni fa circolava anche una storiella partita dalla stampa inglese, secondo la quale io avrei rifiutato di entrare in studio di registrazione fino a quando la mia casa discografica non mi avesse fatto trovare il pianoforte di Freddie Mercury... giuro che è una leggenda metropolitana, non ho mai avuto simili pretese. Devo già considerarmi felice di aver registrato il disco negli stessi studi in cui aveva registrato Freddie. Per me rimane un mito e una fonte di ispirazione.
Per i sei concerti in Italia ha pensato a show intimi, in cui non mancheranno sorprese ed elementi spettacolari. Cosa può aspettarsi il pubblico di Chieti?
Per questi sei concerti in Italia ho immaginato uno show in cui io e la mia band arriveremo come una sorta di “troupe felliniana”, per portare il nostro circo poetico dell’arte, che farà ballare, farà piangere, gioire ed emozionare. Saranno concerti dall’anima artigianale dove creeremo questa magia, tra momenti intimi ed effetti spettacolari. A Chieti sarà una grande festa per celebrare insieme l’estate sotto le stelle e non mancheranno sicuramente le sorprese ed elementi speciali, che però non voglio anticipare.
A quale luogo, tra i numerosi in cui ha vissuto, sente di appartenere di più?
Nella mia vita mi è capitato di muovermi spesso, tra Beirut, Parigi, Londra, Milano... cambiare spesso città mi ha fatto capire una cosa molto importante, cioè che casa è dove ti senti a tuo agio, dove non ci sono pregiudizi che ti piovono addosso all'esterno. Sentirsi a casa per me vuol dire soprattutto tolleranza, senso di protezione e proprio queste caratteristiche lo rendono il luogo perfetto in cui esprimersi. Quando ritrovo queste caratteristiche sento di appartenere a un certo luogo che posso chiamare casa.
Il tour è stato inaugurato con successo al Cheltenham Jazz Festival, per poi toccare prestigiose location internazionali. Qual è il suo punto di forza e qual è stata la risposta del pubblico?
La forza è nella musica, nel pianoforte che mi permette di esprimermi in modo sincero e potente, e nella magia che accade sul palco quando sono con la mia eccezionale band. Il pubblico mi ha accolto con un calore e un entusiasmo travolgenti, creando l’atmosfera perfetta per uno show indimenticabile, tra momenti di intimità e momenti di festa.
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