Monica Bellucci dà forfait Junior Cally spacca il Festival  

Il rapper mascherato dai testi violenti e sessisti sotto esame dei vertici Rai Fiorello difende Amadeus con ironia: «Eri un santo ora sei il più cattivo d’Italia»

Monica Bellucci si chiama fuori: non ci sarà «per cause maggiori». A due settimane dal debutto, Sanremo 2020 deve fare i conti con il forfait della diva e la bufera che imperversa su Junior Cally, il rapper mascherato romano al centro delle polemiche per le frasi contro le donne contenute in un brano del 2017, Strega.
Dopo l’altolà del presidente Rai Marcello Foa, è il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini (FI), a scrivere allo stesso Foa e all’ad Fabrizio Salini per chiedere di evitare che all’Ariston «vengano diffusi messaggi lesivi dei diritti e della dignità della persona, o inquadrabili nel fenomeno dell'hate speech». Intanto continua – dalla Lega al Pd, da Forza Italia a Leu – il tam tam per chiedere a Viale Mazzini di intervenire. Il caso Cally è stato ieri al centro di una riunione tra Salini e il neo direttore di Rai1 Stefano Coletta, in costante contatto con Amadeus, impegnato a Sanremo nelle prove del Festival. Una decisione arriverà a breve, ma secondo quanto si apprende solo dopo un’attenta valutazione delle posizioni emerse in queste ore, nel massimo rispetto di tutte le opinioni. Niente impulsività, ma cautela ed equilibrio, è la posizione dell'ad: in ballo ci sono temi urticanti, il cambiamento del senso comune, ma anche un’analisi «retroattiva» dei testi che finora non è mai stata presa in considerazione e che richiederebbe una modifica del regolamento.
Amadeus, come i direttori artistici che lo hanno preceduto, ha ascoltato i brani proposti (e quello di Junior Cally, No grazie, con riferimenti neanche troppo velati a Matteo Salvini e a Matteo Renzi, ha convinto anche la critica) e l’ufficio legale ha fatto le sue valutazioni sugli artisti. Bellucci, intanto, si sfila : «Il signor Amadeus ed io ci siamo incontrati mesi fa ipotizzando un progetto insieme. Purtroppo per cause maggiori non siamo riusciti nel nostro fine. Auguro un bel Festival a lui e al suo team e spero in un’altra possibilità nel futuro», fa sapere l’attrice attraverso il suo ufficio stampa. Una defezione che arriva dopo quella di Salmo, ampiamente annunciato come ospite della prima serata. Ma è su Cally che si concentrano ancora le attenzioni del Palazzo, a conferma del fatto che Sanremo, l’evento per eccellenza della Rai, finisce con il catalizzare le tensioni politiche. «Sanremo ha avuto grandi interpreti a rappresentare il talento, la competenza e l’autorevolezza delle donne. Quest’anno si trasmette un brutto messaggio che offende le donne. Tutti siamo chiamati in causa», scrive su Twitter il segretario dem Nicola Zingaretti, mentre Laura Boldrini parla di «testi agghiaccianti» di Junior Cally e chiede le scuse del direttore artistico. «La Rai e Amadeus prendano immediati provvedimenti», auspica l'azzurra Mariastella Gelmini. Il più duro è Matteo Salvini: «Mi vergogno di quel cantante che paragona Donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana», scrive su Twitter. Frasi che finiscono nel mirino del Pd: a insorgere, in particolare, è Matteo Orfini che ricorda a Salvini la «bambola gonfiabile» che portò sul palco «per offendere la Boldrini». Con l’amico Amadeus si schiera Fiorello. Sciarpa sul viso, posta un video su Instagram e ironizza: «Io in qualità di anonimo proporrò per te la pena di morte: per quello che stai facendo, per quello che rappresenti. Da che eri un santo, ora sei l’uomo più cattivo d'Italia, un sessista». «Le polemiche ci sono sempre, ma poi basta», gli fa eco Antonella Clerici, una delle signore del festival. Molto critica, invece, Michelle Hunziker: «Siamo in tanti a cercare i invertire una cultura profondamente sbagliata rispetto alla percezione che hanno le donne in questo Paese... ma evidentemente non basta». Dal fronte musicale, Enzo Mazza invita alla «massima cautela»: «Il rap, e più in generale la musica urban, è costituito da forme di linguaggio spesso molto crude e dirette», ricorda il ceo di Fimi, sottolineando che, per avvicinarsi ai giovani, il Festival «ha dovuto necessariamente fare i conti con un repertorio “difficile” per il pubblico tradizionale. Ma è un'evoluzione irreversibile». Per questo «le polemiche ci stanno, la censura, magari preventiva, certamente no». Anche per Paola Zukar, manager di artisti come Fabri Fibra, Marracash e Clementino, «non si può prendere il rap, portarlo al Festival, poi spacchettare i testi e decontestualizzarli. Così non si va da nessuna parte».
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