Preziosi racconta “Totò oltre la maschera” 

Lettere, interviste, frammenti, musica e poesia: il recital all’Aquila ripercorre la vita e la carriera del principe della risata

L’AQUILA. Alessandro Preziosi riporta in scena il grande Totò. Per la Stagione teatrale aquilana del Tsa domani alle ore 21, e mercoledì in doppia replica alle 17.30 e alle 21, al Ridotto del teatro Comunale, il pubblico potrà applaudire “Totò oltre la maschera, Recital omaggio ad Antonio De Curtis”, con Daniele Bonaviri alla chitarra. Una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo.
Il 15 aprile 1967 scompariva un attore senza eguali, capace di dare voce con la sua straordinaria «rivoluzione del linguaggio», con le sue smorfie e i suoi lazzi verbali, all’Italia del Dopoguerra. A cinquant’anni dalla sua morte Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro – genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, più romanticamente e per tutti noi Totò, non ha mai smesso di farci sentire la sua presenza. Non lo ha fatto la sua maschera, emblema sorridente e triste del sottoproletariato urbano in un’Italia schiacciata eppure viva, e non lo ha fatto l’uomo, nostalgico e fragile, che con quella maschera sembrava avere poco o niente a che fare. La lettura tra lettere, interviste, frammenti, musica e poesia ripercorre la carriera dell’attore partenopeo partendo idealmente dal suo rapporto con il Teatro, che con apparente paradosso meglio di altro può servire come chiave per mettere a nudo l’uomo oltre la maschera dell’interprete.
Perché sono esistiti un Totò e un Antonio De Curtis. E per entrambi non si può che avere, parafrasando una sua canzone, «soltanto una parola: amore e niente più». «Prima nacque Antonio de Curtis», raccontava il principe della risata, «e solo in un secondo momento vide la luce Totò. Quel villano che era in scena, sguaiato, pronto a strizzare l’occhio e a muoversi come un burattino piaceva al pubblico. Lo chiamai Totò. Tra me come sono nella vita reale, e Totò, come appare in palcoscenico, c’è una differenza abissale. Io odio la mia maschera che uso solo per servire il pubblico. Però nello stesso tempo sento che è una parte della mia anima. Non ho mai pensato nemmeno per un attimo di fare a meno di Totò. Mi è antipatico, è vero», diceva, «ma gli sono anche grato, non una, ma cento volte. Prima di tutto perché mi ha dato il successo e poi perché, pur essendo in antitesi con Antonio de Curtis, mi aiuta a essere veramente me stesso; a pensarci bene il mio vero titolo nobiliare è Totò». E aggiungeva realistico: «Con l’Altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino, mentre con Totò ci mangio dall’età di vent’anni».
Questo spettacolo sostituisce “In ogni vita la pioggia deve cadere” con Leo Gullotta e Fabio Grossi che è stato, per motivi indipendenti dalla volontà del Tsa, rinviato a data da destinarsi. I biglietti già emessi restano validi.