Sul palco “Etty Hillesum” L’elogio dell’Amore della scrittrice deportata 

Laura Tiberi e Santo Cicco mettono in scena ad Avezzano il diario della giovane ebrea che non cedette all’odio

AVEZZANO. Nel ricordo di Etty Hillesum, giovane donna ebrea che sognava di affermarsi come scrittrice, la compagnia Fantacadabra e il Tsa partecipano alla Giornata della Memoria per commemorare le vittime della Shoah. Un’occasione per riflettere sul pericolo, ancora oggi attuale, rappresentato da un clima diffuso di odio e intolleranza tra gli uomini, convinti che l’approfondimento degli eventi di ieri fornisca gli strumenti per capire come l’accettazione degli stereotipi, dell’esclusione e della barbarie siano parte di un unico processo.
Appuntamento questo pomeriggio al Castello Orsini di Avezzano (inizio ore 17) con lo spettacolo teatrale “Etty Hillesum, elogio dell’Amore”, con Laura Tiberi e Santo Cicco. Immagini video Stefano Mont regia Mario Fracassi. Uno spettacolo che non è una rievocazione, ma una proposta per capire che cosa può dire al nostro tempo un’esistenza come quella di Etty Hillesum, cosa può dire la sua disarmante presenza agli eventi del proprio tempo, la sua ricerca interiore, il suo desiderio di raccontare, i suoi interrogativi sulla differenza tra donne e uomini, la sua idea di Dio e dell’Amore, il suo altruismo radicale, la sua incontenibile ironia, il suo spirito.
«Ci sono esistenze di uomini e donne», si legge nella presentazione dello spettacolo, «che pure in situazioni inumane ci hanno lasciato e lasciano testimonianze straordinarie per come sono riuscite a salvare la sorgente buona nell’umano, senza lasciarsi schiacciare totalmente da ciò che la realtà esterna distrugge». Etty Hillesum, giovane ebrea, prima deportata nel campo di smistamento di Westerbork, poi trasferita ad Auschwitz dove trova la fine chiedendo di essere «un balsamo per molte ferite», raccontando di sé nel vasto regno della Shoah, diviene fonte per molte domande e riflessioni su un mondo in cui infinite persecuzioni e violenze ci impongono la necessità di «fare memoria». Nello spettacolo è Etty che parla cercando di indicarci la strada della bellezza contribuendo a renderci capaci di indagare sull’oggi, sulla nostra storia e le nostre chiusure, sui nostri campi e le nostre deportazioni».
Se la “tecnica” nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile. Sul diario aveva annotato: «Temprato: distinguerlo da indurito». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza. Uno spettacolo che non è una rievocazione, ma una proposta per capire che cosa può dirci oggi un’esistenza come quella di Etty Hillesum, cosa può dirci la sua disarmante presenza agli eventi del proprio tempo, la sua ricerca interiore, il suo desiderio di raccontare, i suoi interrogativi sulla differenza tra donne e uomini, la sua idea di Dio e dell’Amore, il suo altruismo radicale, la sua ironia, il suo spirito.