Voci, bufera, rumori:  “Cuore di cane” scritto  sul volto di Licia Lanera 

Al Teatro Studio di Lanciano/Treglio il romanzo di Bulgakov «Lavoro a una trilogia sulla letteratura e la società russa»

LANCIANO / TREGLIO. Al Teatro Studio di Lanciano/Treglio, diretto da Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini, arriva stasera alle 21 Licia Lanera con “Cuore di Cane”, di Michail Bulgakov con Lanera, che cura anche adattamento, regia e produzione. Lo spettacolo è il primo movimento di una trilogia annunciata, dedicata alla letteratura russa del ‘900 intitolata “Guarda come nevica”.
Storia di un bizzarro esperimento scientifico che innesta su unrandagio moscovita l’ipofisi di un uomo, il racconto è denso di avventure grottesche di un animale che scopre il mondo con la sensibilità di un essere umano. “Cuore di cane” fu scritto nel 1925, sequestrato dalla polizia segreta sovietica venne ritrovato negli archivi del Kgb dopo la morte dell’autore e finalmente pubblicato conquistò l'apprezzamento dei lettori di tutto il mondo . Il “Cuore di cane” di Lanera trasferisce il romanzo in una struttura di narrazione/interpretazione di notevole impatto scenico e teatrale, in cui emerge la capacità dell’attrice di «aggredire» il testo incarnandone i diversi personaggi con surreale mimetismo sorretto dal sapiente uso della voce e dell’amico microfono.
Lanera, come affronta questa pièce?
Ho sempre utilizzato il teatro come una sonda che entra nell’umano per svelarne le paure più grandi e gli istinti più feroci, in questo la letteratura russa è mia alleata. Ad un certo punto mi si è ghiacciato il cuore e ho iniziato a ricercare qualcosa che lo sciogliesse. È stato necessario analizzare il corpo umano, sviscerare ogni sua parte interna e esterna. E poi cadere negli abissi del battito cardiaco, affondare nelle viscere degli umani. Piedi per terra, lacrime in faccia, gengive scoperte, unghie e denti, mani desiderose di afferrare, uteri vuoti e uteri pieni, cuori, intestini e polmoni, pelle e peli. Tutto questo umano, così tremendamente umano, è nudo.
Ci racconti la scelta della letteratura russa.
Ho iniziato a lavorare sul tema della Russia e della rivoluzione in occasione della partecipazione a “Tutto esaurito!” di Rai Radio 3 dove ho scelto Bulgakov, autore del mio cuore. “Cuore di Cane” è un libricino che mi ha lasciato l’amaro in bocca, la visione di una società malata e sconfitta, in fondo profondamente attuale. Raccontare i vizi, i difetti e le sclerosi della società attraverso l’iperbole e il fantastico è la cosa che amo di più. Del resto il mio teatro ha sempre avuto questa cifra stilistica.
Torna il tema di bellezza e gioventù a lei caro...
«In “Cuore di Cane” è presente l’ossessione per la bellezza e la giovinezza che ho affrontato in “The Black’s Tales Tour”. Il mio interesse sta nell’analizzare le conseguenze del fenomeno che riproduce una società narcisista e sola, sempre giovane, così giovane da legare la nostra coscienza a una chat di Facebook o a un paio di scarpe, allontanandoci sempre più dalla possibilità di assumere responsabilità reali. Ma soprattutto, lavorare su questo testo per me vuol dire ritornare a quella questione politica associata al grottesco che ha caratterizzato una lunga parte del mio percorso artistico.
La musica ha un ruolo da protagonista
Essendo nato in radio, il lavoro su “Cuore di Cane” è caratterizzato da una struttura musicale decisa, affidata al compositore di musica elettronica Tommaso Qzerty Danisi. Ci siamo incentrati su una molteplicità di suoni e di voci per catapultare lo spettatore nell’atmosfera moscovita e restituire una forza pirotecnica alla scrittura. Gli effetti sonori riprendono la bufera, lamiere che sbattono, matite che scrivono diari, trivelle e seghe che aprono scatole craniche, tacchi di scarpe che corrono e voci, voci, voci.
Tutte voci affidate a lei.
«Sì. Continuo il mio percorso impervio negli abissi delle mie corde vocali; sperimentandone ogni possibilità, diventando cane, poi uomo, poi donna…
E la lingua?
È poliedrica e ho scelto dei dialetti per alcuni personaggi, per renderli quanto più miseramente vivi e vicini a noi
Cosa ne viene fuori?
«Un racconto per donna anziana. Anziana perché il mio viso sarà coperto da una maschera, che porta chi mi guarda in un altro tempo e un altro spazio. Solo scardinando ogni rapporto con il realismo credo si possa arrivare all’essenza del teatro.