Insorge Pupillo: no al contratto capestro

Il sindaco definisce un ricatto la posizione di Rieco e Ecolan che assegna alla Deco di Di Zio il trattamento del pattume
LANCIANO. Un ricatto, un contratto-capestro che mette spalle al muro i Comuni che devono rivolgersi necessariamente all'unico impianto privato della Regione per poter trattare i rifiuti urbani. È così che il sindaco Mario Pupillo ha definito la comunicazione via fax dalla Rieco spa e dalla EcoLan che ieri invitava i 53 Comuni soci della EcoLan a firmare, nel giro di sei ore, un nuovo contratto con la Deco, l'impianto di contrada Casoni di proprietà della famiglia Di Zio.
Il caso. La nuova situazione si è venuta a creare con l'indisponibilità dell'impianto pubblico di Avezzano, l'Aciam, ad ampliare la lavorazione dei rifiuti. Dalle 130-150 tonnellate a settimana l'Aciam potrà trattare soltanto dalle 80 alle 100 tonnellate di rifiuti a settimana. Di qui lo «sbarramento» ai Comuni del frentano, per un bacino di 160mila persone. Per legge i rifiuti umidi vanno necessariamente trattati, essiccati e biostabilizzati prima di essere conferiti in discarica.
Impianti di trattamento. L'unico impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) che si è reso disponibile a fare questa operazione in un clima di pre-emergenza per i 53 centri frentani, è stata la Deco di Chieti, discarica che appartiene alla famiglia Di Zio e che dispone anche del Tmb. I restanti impianti pubblici, quello del Civeta, l'Aciam di Avezzano e quello di Castel di Sangro, sono indisponibili per ridotta capacità sia di spazio che di lavorazione. Ieri i Comuni frentani sono stati catapultati nella nuova realtà. O i rifiuti si portano a stabilizzare nell'impianto privato di Casoni o restano per strada. Non si può più portare il rifiuto così com'è nella discarica di Cerratina, e non si possono nemmeno trasportare i rifiuti fuori regione. «Che funzione svolge la EcoLan» si domanda il sindaco Pupillo « invece che tutelare i Comuni li mette di fronte a queste scelte obbligate che implicano maggiori costi e che devono essere prese in poche ore, pena l'emergenza».
I costi. A subire le maggiori conseguenze in termini di spese aggiuntive e di difficoltà pratiche nello smaltimento è proprio il Comune di Lanciano che produce una maggior quantità di rifiuti indifferenziati visto che la raccolta porta a porta non è mai partita. Lanciano produce da sola tra 11 e 12mila tonnellate annue di rifiuti. Per la separazione tra secco e umido l’amministrazione comunale spende circa 100 euro a tonnellata, con la stabilizzazione ad Avezzano si arrivava sui 140 euro. Stabilizzarli invece a Casoni costerebbe, secondo le prime stime, altri 14 euro in più, circa 154 euro, per un costo complessivo annuo di un milione e novecentomila euro.
Il contratto. Il Comune di Lanciano non ha firmato il contratto e ottenuto una proroga fino al 31 gennaio per decidere. Intanto, della situazione è stato informato il prefetto e presto, su decisione del sindaco di Lanciano che è anche presidente dell'assemblea dei sindaci soci della EcoLan, sarà convocata un'assemblea straordinaria. In quella sede, Lanciano pretenderà la testa del Cda della EcoLan. Alla Regione l'amministrazione lancianese ha chiesto invece un tavolo urgente «per decidere sul da farsi».
Replica Di Zio. «La Deco» afferma Valentina Di Zio, responsabile relazioni esterne e comunicazioni Deco spa, non vende, nè ha mai venduto il combustibile ricavato dal trattamento meccanico biologico. L'avvio alla valorizzazione energetica del medesimo a cementifici e termovalorizzatori ha invece un costo notevole per l'azienda, circa cento euro a tonnellata. Oggi Deco paga tale cifra a impianti dislocati in Lombardia, Emilia Romagna, Molise, Spagna, Romania e Marocco, ma ci stiamo impegnando in ogni modo a far ridurre le tariffe per gli impianti di destinazione finali, cosa che si tradurrebbe in migliori condizioni per le amministrazioni comunali».
Daria De Laurentiis
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